Controlli sui conti, il muro dei deputati

I bilanci dei gruppi parlamentari della Camera – a meno di cambiamenti – non saranno controllati da società esterne. La novità è emersa dai lavori della giunta del regolamento che ha modificato l’orientamento del presidente Gianfranco Fini. Pd, Udc e Idv hanno annunciato tuttavia che ricorreranno lo stesso a societa’ di certificazione esterne. "La polemica, scrive il CORRIERE DELLA SERA, scoppia improvvisa nel pomeriggio, quando l’Ansa diffonde una bozza, elaborata dal pd Gianclaudio Bressa e dal pdl Antonio Leone, in base alla quale i controlli sui bilanci dei gruppi parlamentari (quest’anno 36 milioni di euro) saranno affidati a una verifica interna della Camera. Peccato che, solo qualche giorno fa, il presidente della Camera Gianfranco Fini e i questori di Montecitorio avessero chiesto che dei controlli si occupasse una società di revisione dei conti. In tempi di scandali e di antipolitica, un pericoloso scivolone a livello di immagine. Tanto che, subito dopo la diffusione della notizia, partono distinguo e critiche. Con la richiesta di modificare ancora la bozza, che andra’ in Aula oggi. E non e’ escluso che alla fine verra’ aggiunto al controllo interno, quello, probabilmente facoltativo, di una societa’ di revisione esterna. Tutto comincia dopo la legge di riforma dei partiti. Fini affida al collegio dei questori – Francesco Colucci (Pdl), Antonio Mazzocchi (Pdl) e Gabriele Albonetti (Pd) – l’individuazione di una regolamentazione anche per i gruppi parlamentari. Che prevede tre cose: la trasparenza, con la pubblicazione sul sito dei bilanci; procedure chiare per l’approvazione dei bilanci; la certificazione che, parallelamente a quanto deciso per i partiti, per i gruppi veniva affidata a societa’ di revisione esterne, sul modello del Bundestag tedesco.

Ieri il colpo di scena. Dopo due riunioni, Bressa e Leone preparano la bozza per la Giunta, che corregge la precedente e prevede di affidare i controlli solo internamente. Spiega Bressa: ‘Correzione resa necessaria per adattare il sistema tedesco alla nostra Costituzione. I partiti sono associazioni private, ma i gruppi sono soggetti istituzionali che fanno parte della Camera’. E quindi dovrebbero essere sottoposti al giudizio della Camera.
Tecnicamente concordano quasi tutti. Politicamente puo’ apparire come un passo indietro. Quasi un espediente per aggirare verifiche piu’ rigorose. Non e’ cosi’, assicura Bressa: ‘Quello interno e’ il massimo di controllo possibile, ben piu’ di quello di qualsiasi societa’ di revisione. A meno che non si pensi che i bilanci della Camera siano fatti da banditi. E poi, a proposito dei privati, ricordiamoci dei casi Parmalat, Lehman Brothers e Enron’. Bressa e’ fermo nelle sue convinzioni: ‘Non ci sto al gioco al massacro.
Altrimenti e’ prostituzione emotiva, paura di difendere le proprie ragioni, che sono poi quelle della Costituzione’.
Dario Franceschini, stesso partito di Bressa, sente pero’ il bisogno di intervenire, per assicurare che il Pd si avvarra’ di societa’ esterne. Lo stesso annunciano Pier Ferdinando Casini e Massimo Donadi. Avverte il leader Udc: ‘Noi vogliamo dimostrare che non e’ vero che i politici sono ladri. E con la nostra scelta le chiacchiere stanno a zero’. Per il capogruppo Idv ‘fare altrimenti sarebbe gravissimo, vorrebbe dire che la politica ha paura della trasparenza’. Sulla stessa linea l’Api. E i leghisti, che fanno sapere di avere il bilancio del partito certificato. Fa sentire la sua voce anche Fini, irritato per il cambio di rotta. Il presidente della Camera chiede che venga ‘valutata l’opportunita’ di ripristinare il testo iniziale’. Alla fine, e’ probabile che al controllo interno venga aggiunta la facolta’ di avvalersi di societa’ di revisione. ‘Quello che mi dispiace ú commenta amaro il questore pd Albonetti ú e’ che con questo provvedimento si fa un enorme passo avanti, visto che prima non era previsto alcun controllo. E invece passa il messaggio che facciamo un passo indietro’".