Le recenti parole del Presidente della Repubblica sulle carceri, sono state una luce, un faro che ha illuminato il buio impenetrabile delle carceri italiane, il buio delle soluzioni politiche al sovraffollamento, il buio della mente e la notte dell’anima di chi è ristretto. Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, presidente di Clemenza e Dignità. “Come responsabile di questo movimento, – prosegue – che da anni e nel buio delle difficoltà e della diffidenza, si adopera per i diritti dei detenuti e per il progresso del diritto punitivo, desidero esprimere gratitudine per questo auspicato chiarore, nonchè il più sentito apprezzamento per questa nobile iniziativa che è a salvaguardia di diritti costituzionali, di diritti propriamente dell’uomo. A tal riguardo – aggiunge – e proprio su questi aspetti giuridici, sul diritto alla vita, alla salute, sulla dignità dell’essere umano, diritti che appartengono a tutti e anche alle persone detenute, l’occasione dell’intervento del Presidente della Repubblica, mi ha condotto a elaborare di seguito tre generi di riflessioni tra di loro collegate, in cui posso dire di credere fermamente e che ritengo molto utili per una migliore comprensione di questa tragedia che è umana ma anche giuridica.” “Non è sufficiente – osserva – che dei diritti siano formalmente stabiliti e chiaramente delineati, è necessario che questi diritti possano poi trovare una effettiva ed estremamente diffusa manifestazione nella realtà. Se non si assicura adeguatamente quest’ultimo aspetto, se non si garantisce ad una persona l’effettivo esercizio e la concreta realizzazione di un diritto, lo stesso diritto anche qualora previsto in leggi fondamentali, è come se non esistesse.” “Per questo motivo, – sottolinea – come è importante la fase di redazione ed approvazione legislativa, altrettanto importante, al fine di correggere le anomalie e le disfunzioni giuridiche che potrebbero cagionare l’inesistenza fattuale di un diritto, è la fase di attento monitoraggio circa l’effettiva praticabilità dei diritti già previsti.” “La praticabilità di un diritto, – spiega – in un’epoca di consolidata democrazia e che è distante culturalmente dai regimi oppressivi della storia, deve essere necessariamente misurata e testata secondo criteri di stretta verità e per essere misurata e testata in maniera reale, la valutazione della praticabilità di un diritto deve essere effettuata anche quando il sistema complessivo ordinamentale, quello che garantisce i diritti previsti nei testi normativi, va sotto massimo sforzo e fa più fatica.” “In sostanza, – conclude Meloni – la praticabilità di un diritto per essere misurata e testata in maniera reale deve tener conto non solo delle ordinarie e più comuni situazioni ma anche e soprattutto di tutte le possibili circostanze limite ed estreme: della vita nei penitenziari così come delle situazioni in cui si annidano più facilmente povertà, disuguaglianze, sofferenza e grande emarginazione sociale.”