Silvio Berlusconi non ha ancora deciso se rientrare a Roma domani o direttamente mercoledì. Dopo la pausa-compleanno in Provenza, nella villa di Marina, il Cavaliere è tornato ad Arcore e pare non abbia poi tutta questa voglia di catapultarsi nella Capitale. Il perché è facile da intuire: ad aspettarlo c’è un Pdl che definire a rischio implosione è ormai un eufemismo.
Come se non bastasse il caso Lazio, anche la composizione delle liste in Sicilia rischia di far deflagrare l’ormai sempre più difficile equilibrio tra ex An ed ex Fi. Mercoledì ci sarà una riunione degli ex colonnelli per decidere se accelerare o meno sulla strada della cosiddetta scissione pilotata. Si vedranno Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Giorgia Meloni e anche Gianni Alemanno. Poi ci dovrebbe essere un confronto con il Cavaliere.
Ufficialmente la posizione del capo del Pdl è, tanto per cambiare, attendista. Nei suoi ragionamenti va ripetendo che una eventuale scissione ‘dolce’, con conseguente nascita di una federazione, sarebbe legata alla legge elettorale. Se resta il Porcellum – e Berlusconi si starebbe sempre più convincendo di questo scenario – la prospettiva dei separati in casa potrebbe essere conveniente. La sensazione che l’ex premier dà ai suoi interlocutori, tuttavia, è che se gli ex An andassero via ‘a prescindere’, non si straccerebbe certo le vesti anche perché sarebbe un viatico a quel rinnovamento che da tempo va ipotizzando ma che finora si è sempre arenato di fronte alle immancabili richieste di ‘chiarimenti’. Tra molti ex Fi della prima ora, inoltre, c’è la convinzione che quello degli ex finiani sia un tiramolla finalizzato solo a garantirsi un tot di posti in lista, tanto che si sprecano battute del tipo: "Magari se ne andassero, ma tanto non lo fanno". Fratelli coltelli.
A preoccupare Berlusconi, però, c’è anche il calo dei sondaggi, per quanto messo in conto. Le ultime rilevazioni che gli sono state consegnate dalla fidata Ghisleri avrebbero riportato il Pdl un paio di punti sotto quota 20, vanificando quel poco di ‘risalita’ registrato negli ultimi mesi. La colpa, ovviamente, Berlusconi la dà allo scandalo Lazio e a certa gente, avrebbe detto, "che non ci rappresenta". "Questo Pdl – avrebbe confidato – ormai non ha più nulla di me".
E così, oscillando tra ragionamenti di convenienza e di pancia, il Cavaliere continua a non sciogliere la riserva sulla sua candidatura. Il massimo che confida a chi lo incalza è "io sono a disposizione". Ma il principale interesse dell’ex premier è quello di avere voce in capitolo nella prossima legislatura, anche se questo dovesse voler dire non candidarsi. Certo il Cavaliere non intende lasciare che il nascente listone Casini-Fini-Montezemolo metta il cappello in solitudine sul Monti bis. E infatti le parole pronunciate oggi dal Professore sarebbero state lette dal suo predecessore come uno ‘smarcamento’ che è stato molto apprezzato.