Berlusconi si butta su Monti bis. Pesano tattica e pressing famiglia

Dirlo, lo aveva già detto. E mica soltanto una volta, considerando pubblico e privato. Ciò nonostante, oggi, la grande novità sembra ‘l’offerta’ di Silvio Berlusconi a farsi da parte pur di rimuovere ogni ostacolo alla costruzione di un’area dei moderati che comprenda (l’elenco lo fa direttamente lui): Casini, Fini, Montezemolo, Lega e pure Giulio Tremonti. Tutti insieme appassionatamente per evitare una vittoria dell’asse Vendola-Bersani. L’effetto dirompente, semmai, dipende dal fatto che l’annuncio, prima anticipato da Angelino Alfano e oggi doppiamente confermato a Maurizio Belpietro dallo stesso Cavaliere, sembra fare chiarezza in un momento in cui da troppo tempo gli esponenti pidiellini stanno lì appesi a chiedersi cosa abbia davvero in testa l’ex premier. E in cui, per di più, si stavano moltiplicando le voci di un Berlusconi pronto a mandare tutto all’aria, sempre più insofferente verso la ‘sua’ classe dirigente e proiettato semmai a lanciare una lista ‘in proprio’.

La vera novità, in realtà, è il modo in cui il Cavaliere si sbilancia sull’ipotesi di un Monti bis. Almeno quanto basta per rimettere in fibrillazione (per l’ennesima volta) gli ex An che non hanno gradito la mano tesa a Fini. "Se si continua su questa linea – dice uno dei pasdaran – è chiaro che non ci lascia altra strada che andare via". L’uscita dell’ex capo del governo, viene spiegato, risponde però almeno a due logiche. La prima, tattica, è quella di cercare di mettere in difficoltà la costruzione del castello dei moderati che si sta materializzando al centro, a cominciare da Casini. Non sarà un caso se, qualche giorno fa, parlando con un ministro del suo vecchio governo, Berlusconi abbia detto: "Ora vedrai come mettiamo in difficolà Pier".
L’altra ragione ha a che fare di più con i ‘desiderata’ di Berlusconi. Che, tendenzialmente, cambiano a giorni alterni. E spesso a seconda degli interlocutori che si trova di fronte.
Così, se si trova davanti dei ‘falchi’, assicura di essere pronto a creare un nuovo partito con pochi fedelissimi e facce giovani, una new Co. da opporre alla bad company Pdl. Se invece si confronta con le ‘colombe’, tipo Angelino Alfano, garantisce di essere d’accordo sul rilancio del partito del predellino.

E’ nata più o meno così – viene raccontato – la pubblica presa di posizione di queste ultime 24 ore. A fronte delle continue indiscrezioni che volevano Berlusconi sempre più pronto a mollare la nomenklatura Pdl e sempre più irritato con il segretario, Angelino Alfano ha chiamato il Cavaliere e insieme hanno concordato il pre annuncio di ieri. L’ex premier ha anche promesso che lui stesso, appena tornato dalla Russia, avrebbe messo in prima persona il ‘cappello’ su quella disponibilità.
Cosa che è puntualmente accaduta con il colloquio con Libero e la telefonata a Canale 5.

A questo punto i più scafati esponenti del Pdl si chiedono quanto ci vorrà prima che Berlusconi cambi nuovamente idea. Certo è che nei giorni scorsi, chi ha avuto modo di parlare con lui, ha raccolto gli sfoghi di un uomo che diceva di essere stanco. "Non ce la faccio ad andare in giro per la campagna elettorale, non ho voglia" e "comunque vadano le primarie Pd – avrebbe detto – Renzi sarà in campo e mi farà apparire vecchio". A pesare nell’altalena dell’ex premier ci sarebbero tuttavia anche i consigli che arrivano dalla sua famiglia e dagli uomini più fidati delle sue aziende che sempre più insistentemente cercano di fargli capire che non essere in campo direttamente potrebbe tutelare meglio gli interessi del gruppo, soprattutto se si imboccasse la strada di una grande coalizione. Oggi l’ex premier ha pranzato con i suoi figli, i suoi legali e i vertici di Mediaset. Domani dovrebbe far rientro nella Capitale e non è escluso (l’ennesimo) vertice.