Lo slogan non è cambiato: bisogna unire i moderati. Semmai, per tentare di arginare l’onda lunga degli scandali nelle Regioni, è stato ritoccato e arricchito con un paio di paroline: rinnovamento morale. Piange il telefono a Saint Vincent: Silvio Berlusconi rinuncia al collegamento in diretta con la convention promossa come ogni anno dai democristiani del Pdl guidati da Gianfranco Rotondi, ma si palesa comunque con un messaggio scritto. Il cui senso è, per l’appunto, il seguente: qualsiasi voto sottratto a una coalizione di centrodestra sarebbe un "errore imperdonabile" che finirebbe per consegnare i delusi all’antipolitica e, quindi, il governo del Paese alla sinistra. A seguire c’è l’ormai noto corollario di conseguenze: gli italiani avrebbero "più tasse e meno lavoro", si beccherebbero la "patrimoniale" e più in generale uno "stato di polizia fiscale", non ci sarebbe ripresa e tutti finirebbero "impoveriti". Evergreen a cui però si affianca una new entry dettata dai casi Fiorito e Zambetti e dalla necessità di allontanare dagli occhi dei cittadini l’idea che il Pdl sia solo un partito di malfattori: serve – dice il Cavaliere – un "deciso rinnovamento morale per tornare alla politica come servizio, come vocazione, e non come strumento di mera affermazione personale".
Che quella di unire il fronte dei moderati sia la sua versione definitiva in vista delle Politiche del 2013, è difficile da dire. Di certo, Berlusconi non perora la causa solo attraverso messaggi pubblici o interviste. Se è vero che ne ha parlato, e pure lungamente, anche l’altra sera durante il ricevimento per il matrimonio della giornalista Rai, Susanna Petruni nella romana Villa Miani. Perennemente affiancato da Maria Rosaria Rossi e Francesca Pascale, l’ex premier ha fatto sfoggio del suo classico repertorio di barzellette e si è anche lanciato in un entusiastico applauso in onore di Rita Rusic che si è esibita nelle canzoni di Edith Piaf. A un certo punto però – raccontano – si è fatto largo tra gli invitati e ha puntato dritto su uno degli uomini più vicini al leader dell’Udc. "Devi dire a Pier – è il messaggio che gli ha consegnato – che non possiamo permetterci di regalare il Paese alla sinistra. Sarebbe una colpa storica.
Sappia che se non ci mettiamo d’accordo, io su questo lo attaccherò alla grande in campagna elettorale". La risposta, viene riferito, non sarebbe stata esattamente incoraggiante.
L’interlocutore avrebbe spiegato che a far la differenza non sarebbe nemmeno più un suo passo indietro, perché non si può far finta che il mondo non sia cambiato, che gli elettori siano gli stessi che nel 2001 hanno votato la Casa delle libertà o che Monti sia una parentesi. "Sarebbe un ritorno al passato – si sarebbe sentito dire il Cavaliere – che non promette niente di buono".
Difficilmente, d’altra parte, Berlusconi può anche solo sperare che Casini cambi idea. Ma, anche questo in fondo, è parte della strategia: se non va in porto il progetto – è lo schema – si punterà a rosicchiare al leader centrista il consenso moderato agitando lo spettro dei comunisti. Per ora, tuttavia, siamo ancora all’offerta fatta `in pace’. Silvio Berlusconi , viene riferito, si starebbe preparando anche a rilanciarla in televisione facendo la sua grande rentree sugli schermi.
Probabilmente dopo l’assemblea del Ppe in programma a Bucarest dove il Cavaliere, se confermasse la sua presenza, si troverebbe accanto proprio Casini.