Walter Veltroni abbandona la carriera parlamentare. L’ex sindaco di Roma assicura però che l’offensiva "rottamatrice" non ha nulla a che fare con la sua decisione e che continuerà a fare politica, seppur fuori da Montecitorio. "L’annuncio è arrivato a sorpresa – scrive Repubblica – , anticipato solo da qualche sms spedito agli interlocutori più vicini.
Poi, Walter Veltroni si è presentato nello studio di Fabio Fazio, e davanti alle telecamere ha pubblicamente dato l’addio al seggio che da 18 anni occupa a Montecitorio: ‘Lascio il Parlamento, non mi ricandido alle prossime elezioni. Ma non rinuncio a fare politica’. Effetto-Renzi, un cedimento legato all’assalto sferrato alla nomenklatura del Pd? Nient’affatto, il sindaco di Firenze non c’entra con la decisione dell’ex leader del partito democratico, che infatti lo attacca: ‘La parola rottamazione non mi piace. Non si rottamano le idee, la storia, i valori delle persone’. La politica va rinnovata, ma senza ‘condurre una guerra’. Dunque Veltroni non ammaina la bandiera del Pd che vorrebbe, e continuera’ ‘a testa bassa’ a fare la campagna elettorale per le elezioni, bollando pero’ come un ‘errore’ quell’omessa citazione dell’agenda Monti nella carta d’intenti firmata dai progressisti: ‘Nel documento del nostro partito c’era, perche’ si tratta di una esperienza alla quale prestare la massima attenzione ‘. La decisione di chiudere con la Camera, ricostruisce Veltroni, e’ una scelta maturata da tempo. Si tratta di ‘un gesto coerente’ con quel che lui stesso annuncio’ gia’ nel 2006, quando da sindaco di Roma spiego’ che quella li’ sarebbe stata la sua ultima poltrona.
Intenzione rimasta poi nel cassetto perche’ arrivo’ una richiesta ‘alla quale non potevo opporre scelte personali di vita’, ovvero la candidatura a premier del centrosinistra nelle politiche del 2008. Adesso e’ venuto il momento giusto per lanciare un messaggio positivo, in una fase in cui la politica e’ ridotta ai livelli minimi, ‘io mi sono dimesso e non chiedo incarichi, ci possono essere scelte coerenti con i propri impegni’. Ma e’ una decisione che vale pure per gli altri big del partito con tante legislature alle spalle?
‘Vale per me, non per altre persone. Di loro c’e’ ancora bisogno’. Spiega: ‘Si parla molto di Bindi e D’Alema ma non si dice che con la rottamazione non entrerebbero alle Camere persone come Enrico Morando, Pier Luigi Castagnetti o Arturo Parisi. Persone che hanno fatto del bene al Parlamento’. Non e’ l’anagrafe che fa la buona politica, dice l’ex segretario a "Che tempo che fa". Vittorio Foa era un grande vecchio ma ‘uno straordinario innovatore’. Il capogruppo pdl Fiorito, ‘e’ giovane ma di certo non e’ un innovatore… ‘. Veltroni comunque non ha alcuna intenzione di uscire dalla scena politica ne’ di chiudere col Pd. Ci si puo’ impegnare in tanti modi, e cita l’esempio di Prodi e di Amato, ‘senza necessariamente starsene seduti in Parlamento’. A cominciare dalla battaglia per la legalita’ che l’ex leader intende continuare a portare avanti anche al di fuori della commissione parlamentare antimafia. Il Pd resta ‘il sogno della mia vita’, un partito senza il quale in Italia ci sarebbe una ‘situazione piu’ drammatica ‘. Un partito che ha raggiunto anche il 34 per cento, puo’ andare ancora più avanti, ma ‘non chiedendo a Casini di rappresentare posizioni realistiche e a Vendola di rappresentare posizioni radicali’.
E’ quel che Veltroni teme per le primarie, ‘certe forzature’ che spingano a rimettere in gioco una separazione ‘tra un’identita’ piu’ di sinistra e una piu’ di centro’. E il suo addio al seggio da’ la scossa. ‘Sono motivazioni da apprezzare ú commenta Bersani ú ma parlamentare o no Veltroni resta un protagonista ‘. Dal vicesegretario Letta un invito: ‘Convinciamo Walter a ripensarci’".
Intanto, scrive Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera, l’annuncio rischia di fermare la corsa di D’Alema e Bindi. "E’ indubbio che, al di la’ delle sue intenzioni e della sua volonta’, la scelta di Walter Veltroni e’ destinata a mutare il corso delle cose nel Partito democratico – si legge -. Ed e’ singolare in questo senso che, seppure per caso, il suo annuncio sia caduto proprio nel giorno del compleanno di quel Pd che lui ha fondato. Da settimane l’ex leader spiegava di ‘non poterne piu’ di essere messo nel calderone dei vecchi che hanno fatto cattiva politica’, da mesi ripeteva che ‘la storia del patto tra i big del partito per cui io mi sarei prenotato la presidenza della Camera per la prossima legislatura e’ una balla’. E ora si sente finalmente ‘in pace’ con se stesso. Il che non vuol dire che si defilera’ dalla lotta. Lo ha assicurato al segretario: ‘Faro’ campagna elettorale e mi impegnero’ per far vincere il Pd’. Bersani ha ringraziato sia per la promessa fattagli sia perche’ con questa decisione Veltroni spiana la strada al leader che vuole rinnovare ‘senza umiliare o mettere da parte nessuno’: ‘Dobbiamo far vedere che anche noi vogliamo il ricambio, anche perche’ e’ vero’. E adesso tutti si chiedono che cosa fara’ D’Alema.
Perche’ l’annuncio di Veltroni pone un problema ai maggiorenti di lungo corso del Pd. Per dirla con il giovane onorevole Fausto Recchia ‘in molti oggi si sentiranno invecchiati’. Bersani spera in suo autonomo passo indietro.
Il presidente del Copasir ha ammesso in piu’ di un comizio che due mesi fa aveva pensato di dimettersi ma che poi di fronte ‘all’aggressione di Renzi’ ha cambiato idea. E ora?
Ora che Emanuele Fiano dice ‘facessero anche gli altri questo gesto’. Ora che Alessandra Moretti, portavoce del comitato elettorale di Bersani, non ha fatto e non fa mistero di voler pensionare anche lui, che cosa fara’ D’Alema? E’ spiazzato, di certo, perche’ questa sua scelta l’ex segretario del Pd l’aveva maturata da solo, una settimana fa. Ne era al corrente, in qualche modo, Bersani, ma erano pochissimi quelli che sapevano tutto: la moglie Flavia e l’indispensabile braccio destro Walter Verini. Il presidente del Copasir sostiene che ‘come sempre, fara’ quello che e’ bene per il partito’. E lascia intendere che potrebbe defilarsi. Ma intanto non si sa quanto spontaneamente piu’ di seicento politici, economisti, uomini di cultura meridionali oggi su l’Unita’ sosterranno che per loro ‘D’Alema e’ un punto di riferimento’. Si badi bene, questo non e’ un tentativo di ricandidatura da parte del presidente del Copasir. Semplicemente, D’Alema e’ amareggiato per il trattamento riservatogli: ‘Sono stato preso come il simbolo negativo della politica’. E il fatto che i vertici del Pd non lo abbiano difeso gli ha fatto male. Un conto e’ uscire dalla mischia politica tra i fischi, un altro uscirne tra gli applausi. Ma non c’e’ solo D’Alema a essere spiazzato ú e nel suo caso anche anticipato ú dalla mossa di Veltroni. C’e’ anche Rosy Bindi. E’ in Parlamento da una vita e Renzi glielo ricorda ogni volta che puo’. Lei dice ‘mi rimetto alle decisioni del partito’. Pero’ spiega anche perche’ e per come si e’ meritata la ricandidatura. Ora non potra’ riscendere in pista senza fare la figura di quella attaccata alla poltrona.
Percio’ sta riflettendo sul da farsi. Lo stesso dicasi per Anna Finocchiaro. Non ha problemi invece l’ex presidente del Senato Franco Marini che, qualche mese fa, in un’intervista alla Stampa disse che non si sarebbe ricandidato. Ora c’e’ chi per rito o chi per convinzione, chiede a Veltroni, come fa Enrico Letta, di ‘ripensarci’. Ma lui spiega: ‘Non ritornero’ mai sui miei passi’. E non esclude in un prossimo futuro un altro viaggio in quel continente che, al di la’ delle ironie che sono state fatte, gli e’ rimasto nel cuore: l’Africa".