
Dal 2013 lo storico settimanale, dopo 80 anni, dirà addio alla carta. Si tratta di un ulteriore passaggio in quanto da due anni si è fuso con il sito Daily Beast. "’Se, vista la rapidità dello sviluppo dell’informazione digitale, un giornale come Newsweek sara’ ancora in edicola fra cinque anni vi pagherò una cena’ disse il giornalista e massmediologo Michael Wolff, parlando, nel 2008, dal palco di un convengo sull’informazione. Quella cena non dovrà pagarla: ieri la direttrice Tina Brown e Baba Shetty, l’amministratore delegato della società alla quale fanno capo il settimanale e il sito Daily Beast, hanno annunciato che le pubblicazioni dell’edizione cartacea cesseranno il prossimo 31 dicembre. Dall’anno prossimo Newsweek sarà un ‘magazine’ digitale a pagamento: l’offerta ‘premium’ del gruppo Daily Beast il cui sito continuerà ad essere accessibile gratuitamente. Sono in molti a dubitare che l’operazione sia destinata ad avere grande successo, anche se la societa’ afferma di avere già molti lettori paganti su vari tipi di ‘tablet’, dall’iPad al Kindle e al Nook. La Brown in pubblico ha presentato l’operazione come un’inevitabile ‘transizione tecnologica’ nella quale il ‘fascino romantico’ del giornale di carta, ormai troppo costoso da stampare a fronte del calo delle vendite in edicola e del crollo delle entrate pubblicitarie, viene sacrificato per salvare la sostanza: il buon giornalismo che continuera’ ad essere praticato, in Rete, dalla sua redazione: ‘E’ questo il futuro, in America ci sono ormai 70 milioni di tablet rispetto ai 13 di due anni fa. E secondo il Pew Research Center il 39 per cento dei cittadini si informa, ormai, solo sui canali digitali’. Ma questa ‘transizione’, se non e’ la parola ‘fine’ su una straordinaria esperienza giornalistica iniziata 80 anni fa, sicuramente ne segna un drastico ridimensionamento: la stessa societa’ editrice ha preannunciato drastici tagli su un organico giornalistico già più volte ‘ristrutturato’, anche se non ne ha ancora quantificato l’entita’. In privato e in qualche intervista volante, poi, la celebre giornalista ha presentato le decisioni in modo piu’ crudo rispetto alla nota scritta nella sua veste di direttore editoriale: ‘Il giornale era gia’ moribondo quando siamo subentrati, due anni fa. L’abbiamo reso di nuovo un organo d’informazione rilevante, ma aveva preso troppi colpi’".
"Un riferimento indiretto alle polemiche provocate nei mesi scorsi dalla scelta di pubblicare alcune copertine ‘scioccanti’: quella nella quale Newsweek presentava Barack Obama come il ‘primo presidente gay d’America’ o quella, recentissima, con la quale ha dato il benservito al presidente democratico. ‘Le copertine servono a far discutere’ si e’ difesa ancora ieri Tina Brown.
Ci sono opinioni diverse sui suoi tentativi di conquistare anche elettori conservatori con una testata ‘liberal’.
Qualcuno sostiene che, pur avendo diretto in passato periodici di successo (Vanity Fair e il New Yorker, ma poi aveva anche fallito con Talk magazine), la Brown aveva fatto ormai del Daily Beast la sua nuova casa: Newsweek serviva solo da traino del sito che ha ‘cannibalizzato’ i contenuti del settimanale. Se e’ stato davvero cosi’, probabilmente la cosa continuera’ a succedere anche con la nuova versione digitale (un’edizione unica, uguale per tutto il mondo, che si chiamera’ Newsweek Global). Ma la verita’ e’ anche che la crisi di Newsweek non e’ certo cominciata due anni fa quando il vecchio proprietario (il Washington Post), esausto per le perdite, ha venduto la testata per un dollaro. Il ridimensionamento della carta e la transizione al digitale e’ un fenomeno diffuso in tutto il mondo industrializzato, ma ha tempi e intensita’ che variano da Paese a Paese, da testata a testata. Negli Usa il processo e’ piu’ veloce e nel caso di Newsweek, passato dalle 3,2 milioni di copie vendute dieci anni fa al milione e mezzo del giugno scorso, e’ stato addirittura precipitoso. Anche se Newsweek e’ un pezzo della storia del giornalismo americano che se ne va, questa non e’ certo la prima testata gloriosa a scomparire. L’hanno preceduta US News and World Report, il Christian Science Monitor, quotidiani di Seattle e Denver, mentre il giornale di New Orleans, il Times Picayune, esce ormai solo tre volte a settimana, integrato gli altri giorni dal sito ‘Nola’. Un processo di trasformazione non certo indolore destinato ad arrivare anche in Europa (ieri il Telegraph inglese raccontava di discussione interne al Guardian sull’ipotesi di passare anche qui al ‘tutto digitale’) e non limitato alla carta stampata: sempre ieri e sempre in Gran Bretagna la Bbc ha annunciato un drastico ridimensionamento della sua eccellente redazione internazionale"