Dopo l’esordio già di per se “insolito” di Messina, dove ai comizi nelle campagne elettorali non eravamo più da tempo abituati, Beppe Grillo sfonda come vero recordman in tutte le piazze siciliane. Di converso i partiti tradizionali sembrano in affanno a rincorrerlo e cercano di colmare il divario con gli stratagemmi di sempre. Funzioneranno le promesse di una sistemazione per vostro figlio, quella di ampliarvi la casa con un nuovo piano casa cementificandovi il giardino, le rassicurazioni che la Sicilia si farà valere in Europa, avremo una Sanità di eccellenza anche qui, risolveremo il problema dei trasporti e dei rifiuti al più presto, liberando le città dai maleodoranti cumuli di immodizia e suppellettili? Per chi questi discorsi li sente ripetere da anni come un martellante refrain a ridosso delle elezioni, per poi vederle dimenticate o “riadattate” alle esigenze degli amici della casta,sono promesse da marinaio.
“Non siamo l’antipolitica, mi dice Francesco D’Uva venticinquenne chimico candidato alle regionali del MoVimento 5 Stelle nel collegio peloritano, siamo la vera politica, quella della gente perbene che vuole essere normale: vivere dignitosamente, lavorare decorosamente, farsi una famiglia senza gravare sulle pensioni dei nostri genitori, circondarsi di un ambiente sano liberandosi dall’immondizia e cancellare ciò che è più umiliante, ovvero il vecchio marchio di terra mafiosa, che come oggi le cronache dimostrano non appartiene soltanto a noi del sud ma è una piaga condivisa anche col nord ricco e industrializzato”. Certo, per me che non sono giovanissimo sarebbe un sogno poter lavorare tranquillamente fino alla pensione senza vedere giovani che emigrano per necessità di lavoro,potere assistere in tranquillità i miei anziani genitori,vivere in un contesto urbano umano,non vedere che tutto il mio prelievo fiscale viene destinato a operazioni “strane” ai limiti del lecito,non sentirmi più ripetere che la mia vita, o meglio il resto dei miei giorni, è assoggettato ad un lunare e terrificante sostantivo: lo spread.
Che succederà nei prossimi mesi in Sicilia? Faber est suae quisque fortunae, diceva Sallustio. Vorranno i siciliani capire che bisogna cambiare, oppure continueranno a farsi incantare dai soliti “professionisti della politica” che mirano solo a mantenere e consolidare il loro potere?
Una novità comunque c’è la casta romana e locale trema,cerca disperatamente di esorcizzare lo spettro del cambiamento, i sondaggi un tempo rassicuranti e bulgari,suonano una musica che non vorrebbero mai sentire ma ormai così martellante che non si può fare a meno di ascoltare.
Che succederà? Difficile prevederlo. “Si, la vita è tutta un quiz….”, cantava il bravo Arbore in tempi certamente migliori, solo che stavolta l’interrogativo non è un’arguta frivolezza ma un angoscioso quesito che riguarda la vita di cinquemilioni di siciliani e cinquantasette milioni di italiani.
Speriamo bene.
Diego Spanò