Concistoro su sfondo Vatileaks, crisi Siria e geopolitica

Ha luogo sullo sfondo del caso ‘Vatileaks’, della complicata situazione dei cristiani in Siria e, più in generale, degli equilibri geopolitici della Chiesa cattolica mondiale, il concistoro annunciato stamani a sorpresa con il quale il Papa creerà sei nuovi cardinali.

Il primo della lista è il monsignore statunitense James Michael Harvey, 63 anni, che sarà nominato per l’occasione arciprete della basilica di San Paolo fuori le mura. La sede è ricoperta dal card. Francesco Monterisi, 78 anni, e precedentemente dal card. Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, che andò in pensione a 84 anni nel 2010. Nato a Milwaukee nel 1949, Harvey è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1980 e in segreteria di Stato due anni dopo. ‘Wojtyliano’ di ferro, è stato per pochi mesi, tra il 1997 e il 1998, ‘assessore’ della segreteria di Stato, ossia il numero tre della burocrazia vaticana sotto il cardinale Angelo Sodano. Dal febbraio del 1998 è stato prefetto della Casa pontificia, con dignità di vescovo e poi di arcivescovo per volontà di Giovanni Paolo II. Una funzione, mantenuta fino ad oggi, che negli ultimi mesi ha dovuto affrontare da vicino lo scandalo ‘Vatileaks’, la fuga di documenti riservati della Santa Sede. Il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, condannato di recente a diciotto mesi di detenzione salvo grazia papale, era infatti, in qualità di membro della ‘famiglia pontificia’, dipendente della prefettura. Questo organismo della curia romana, peraltro, ha già perso un personaggio di peso, mons. Paolo De Nicolò, viceprefetto della casa pontificia, sostituito poco dopo l’arresto di Paolo Gabriele, il quattro agosto, dal rogazionista Leonardo Sapienza.

Viene poi nominato cardinale Bechara Boutros Rai, patriarca dei Maroniti in Libano, il principale ospite di Benedetto XVI nel recente viaggio nel ‘paese dei cedri’. Nato nel 1940, ha studiato alla Pontificia università lateranense, è stato eletto patriarca nel 2011 al posto di Nasrallah Sfeir. A guida dei maroniti libanesi ha dovuto gestire la esplosiva situazione della vicina Siria. "La situazione – ha detto nei giorni scorsi a ‘Radio vaticana’, presso la quale ha pure lavorato come giornalista nel suo periodo romano – è veramente molto critica a causa della Siria: tutto si ripercuote sul Libano, specialmente il fatto che in Siria si sta andando verso un sanguinoso conflitto tra sunniti, che sono la maggioranza, e il regime alawita, che è in minoranza". Quanto ai cristiani libanesi, "alcuni si sono alleati con i sunniti, altri con gli sciiti: non ideologicamente, ma a causa delle alleanze politiche. Ma noi li invitiamo a fare da ponte: i cristiani dovrebbero essere un ponte tra sciiti e sunniti, perché questo conflitto riguarda tutta la regione".

Di spicco la nomina di mons. John Olorunfemi Onaiyekan, 68 anni, vescovo nigeriano di Abuja, città bersaglio di alcuni degli attentati terroristici che stanno attraversando il paese africano in questi mesi. Vicende sulle quali il presule, insieme agli altri vescovi nigeriani, ha sempre invitato a non gridare alla guerra di religione e non contrapporre tra cristiani e musulmani. Onaiyekan è stato presidente del Secam (Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar).

Mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo metropolita di Manila, nelle Filippine, era in attesa da tempo di ricevere la berretta cardinalizia in ragione del peso della sua diocesi. Nato nel 1957, molto stimato dai confratelli vescovi asiatici, vede accrescere il suo peso in unfuturo conclave. Ha studiato nelle Filippine e negli Stati Uniti. Partecipa – come anche Rai – ai lavori del sinodo dei vescovi in corso, ed è vice-presidente della commissione per il messaggio. Situazione simile per mons.
Ruben Salazar Gomez, arcivescovo metropolita di Bogotà in Colombia nonché presidente della Conferenza episcopale colombiana. Sua beatitudine Baselios Cleemis Thottunkal, infine, fu eletto nel 2007 arcivescovo maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi in India dal sinodo della sua Chiesa. Con 53 anni è il cardinale più giovane del collegio cardinalizio.

Con il prossimo concistoro, il quinto di Papa Ratzinger, i cardinali elettori (ossia porporati che, con meno di ottant’anni, entrano in conclave per eleggere il Papa alla morte del suo predecessore) risalgono a 120, soglia stabilita da Paolo VI. Il collegio cardinalizio, compresi gli ultraottantenni, sale a 211.
Tra gli elettori, ora, 62 sono europei, 14 nordamericani, 21 sudamericani, 11 africani, 11 asitici e un australiano. Si riequilibria la composizione internazionale del collegio cardianalizio, accusato da alcuni osservatori in passato di essere troppo euro-centrico. Tanto che all’ultimo concistoro di febbraio, che vide la beretta cardianlizia a molti italiani, il card. Tarcisio Bertone ebbe a precisare: "Naturalmente di fronte a sette cardinali italiani, ci sono 11 cardinali votanti in un eventuale conclave che vengono da varie parti del mondo. Questa internazionalizzazione della Curia, del collegio dei cardinali – ha detto Bertone – va avanti e esprime l’universalità della Chiesa, che quindi svolge questa promozione di pace e di giustizia a tutti i livelli e direi in tutte le direzioni".