Farmindustria, cambiare rotta. A rischio chiusura impianti

Massimo Scaccabarozzi non nasconde la delusione alla notizia che il governo sul decreto Salute porrà la questione di fiducia. Quindi niente emendamenti per modificare il decreto che porta la firma del ministro Renato Balduzzi. Il presidente di Farmindustria auspicava da parte del Parlamento una modifica di questo testo con un emendamento per rettificare la norma sulla prescrizione con principio attivo contenuta nel decreto di settembre sulla spending review che, secondo Scaccabarozzi, ‘incide negativamente sulle imprese del settore, a tutto beneficio delle aziende che producono i farmaci generici’. Per questo, in una conversazione con Formiche.net, invoca ‘piena competizione e libertà affinchè le imprese farmaceutiche possano continuare a investire e ad assumere in Italia. Il provvedimento che contestiamo – dice il presidente di Farmindustria – incide sulle sorti a breve di un’industria con 65.000 dipendenti, di cui il 90% laureati o diplomati; che esporta il 61% della produzione di 25 miliardi annui; che investe in ricerca e in impianti hi tech 2,4 miliardi all’anno. Un vero e proprio patrimonio manifatturiero per il Paese (secondo solo a quello tedesco), che l’Italia perdera’ presto se non si interverra’ rapidamente per invertire la rotta che portera’ altrimenti alla delocalizzazione e alla chiusura di molti dei 165 impianti sul territorio. Con conseguenze economiche e occupazionali devastanti’.
Farmindustria contesta ‘la prescrizione con principio attivo, inserita con il comma 11-bis dell’articolo 15 della Legge 135/20121. Questa disposizione sposta ope legis quote di mercato a favore dei medicinali generici senza arrecare alcun vantaggio ne’ allo Stato, che gia’ in precedenza rimborsava il prezzo piu’ basso tra tutti i medicinali equivalenti acquistati, ne’ al cittadino, che poteva gia’ optare per il medicinale dispensato gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale, della cui esistenza era obbligatoriamente informato anche prima della nuova normativa’.
Farmindustria, aggiunge il presidente Scaccabarozzi, ‘non e’ contraria all’uso del farmaco a minor prezzo ne’ alla corretta informazione al paziente, sia da parte delle aziende produttrici, sia dello Stato, mediata attraverso il medico o il farmacista, ma non puo’ accettare che l’uso del ‘generico-equivalente’ sia imposto normativamente, con la creazione di fatto di un mercato protetto. Del resto i dati dimostrano che le aziende di ‘generici-equivalenti’ non sono penalizzate nell’accesso al mercato, che ormai, al pari degli altri Paesi europei, e’ formato per il 90% da medicinali a brevetto scaduto’.