Scrive Repubblica: "’La valanga dei grillini rischia di travolgere tutto’. Nelle segreterie dei partiti del centrodestra che qui in Sicilia hanno sempre raccolto messe di voti ad occhi chiusi, è questo il timore principale. Alcuni exit poll fatti da emittenti locali danno addirittura in testa il candidato di Beppe Grillo in una corsa per la presidenza della Regione che certamente non vedrà alcun governatore ottenere una maggioranza parlamentare, il Pdl teme una de’bâcle: una sconfitta di Nello Musumeci che, tra le altre cose, azzopperebbe anche la corsa di Angelino Alfano a futuro leader nazionale. Umori neri anche in casa Pd e Udc, che sperano in un colpo di reni di Rosario Crocetta, ma sanno bene che una sconfitta metterebbe una pietra tombale a qualsiasi ipotesi di alleanze romane. Alla finestra stanno gli autonomisti guidati dal governatore Raffaele Lombardo, che sulla carta sostiene insieme ai finiani l’ex sottosegretario Gianfranco Miccichè, ma soprattutto Grillo, pronto a fare il bis del ‘boom’ di piazza, già inviato metaforicamente da Catania al Quirinale, con il suo candidato semi sconosciuto: il geometra Gian Carlo Cancelleri. Sarebbe, questo, davvero un colpo di scena e un messaggio chiaro spedito dalla Sicilia a tutti i partiti nazionali e in particolare al centrodestra, perche’ arriva proprio dalla terra che in questi ultimi venti anni ha regalato grandi soddisfazioni a Berlusconi.
L’affluenza e’ crollata. Le urne si sono chiuse ieri sera e ha votato solo il 47,4 per cento dei siciliani, meno di uno su due, in netto calo rispetto al 59,2 per cento del 2006 e al 63 per cento del 2001, date nelle quali si voto’ un giorno soltanto. Nel 2008 l’affluenza fu ancora piu’ alta, al 66 per cento, ma le urne si chiudevano il lunedi’ e si votava anche per le politiche.
I partiti tradizionali, quelli del voto organizzato, speravano comunque in un’affluenza maggiore e adesso temono sorprese dell’ultima ora. (à) Stesso risultato di un exit poll commissionato dalla tv locale Trm, che come base di rilevazione ha preso solo Palermo: nel dettaglio Cancelleri veniva dato al 27 per cento, Musumeci al 23, Crocetta al 21, Micciche’ al 14 e Giovanna Marano, la candidata di Sel, Fds e Verdi, al 9. Mentre una rilevazione del Pd nazionale darebbe invece un testa a testa Crocetta-Cancelleri. A sparigliare le carte potrebbe pero’ essere il voto disgiunto, altro leitmotiv della campagna elettorale siciliana. Musumeci ha accusato l’Mpa, il partito del governatore Lombardo, di far votare come presidente Crocetta anzichè Miccichè.. In ogni caso una cosa è certa: nessun governatore avra’ una maggioranza parlamentare. Il sistema elettorale siciliano garantisce la vittoria al candidato governatore che prende piu’ voti e un premio di maggioranza di soli nove deputati, che in questo quadro di frammentazione non consentirà a nessuno di arrivare a quota 46 seggi su 90 all’Assemblea regionale siciliana".
Scrive il Corsera che il voto nell’isola e’ "lo specchio del Paese": "Le ‘Regionali’ isolane di ieri, tuttavia, sono destinate a pesare a livello nazionale non soltanto sul destino personale di Angelino. Potrebbero pesare sulle decisioni future di Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, che hanno scelto di scartare l’accordo a sinistra e presentare un candidato loro. E potrebbe pesare a Roma la quantità di voti che spera di raccogliere Gianfranco Miccichè, a sua volta accusato di essere la foglia di fico, sia pure assai meno battagliera sul versante della lotta alla mafia, al clientelismo, alla politica delle nomine, di Raffaele Lombardo. (à) ‘Il 30 per cento in Sicilia vale il 3 per cento a livello nazionale: potrebbe bastare, con un altro paio di punti raccolti nel resto del Mezzogiorno, per essere l’ago della bilancia della futura maggioranza’. (à) E Beppe Grillo? (à) Dovesse andargli bene, e i sondaggi questo sembravano dire in questi giorni, la strada per le politiche di primavera potrebbe essere spianata. Al punto che c’e’ chi scommette che sotto sotto il comico-trascinatore genovese, che nel 2008 con la lista ‘Amici di Beppe Grillo’ incasso’ un modesto 1,7 per cento, spera di fare il bottino piu’ grosso possibile ma restando un pelo sotto la vittoria: se governare e’ una grana, governare la Sicilia e’ una grana al cubo.
Ma e’ Angelino Alfano, come dicevamo, che rischia davvero tutto. (à) Sia chiaro: addebitare tutte le responsabilita’ dello smottamento al segretario del Pdl sarebbe non solo ingeneroso ma scorretto.
L’ormai ex ‘picciotto prodige’ (il copyright e’ di Denise Pardo) sa pero’ che una nuova disfatta non gli sarebbe perdonata. Tanto piu’ in una terra come la Sicilia dove la destra alleata con il Mpa e l’Udc, anche senza piu’ ripetere il trionfale cappotto (61 parlamentari a 0) del 2001, stravinse solo quattro anni fa col 65,3 per cento dei voti contro il 30,4 raccolto da Anna Finocchiaro che pure aveva dalla sua non solo il Pd ma l’Idv e la Sinistra arcobaleno.
Tanto piu’ che proprio lui, Angelino, si era assunto la responsabilita’ (raccogliendo i malumori di una larga parte del partito, a partire dai giovani) di convincere Sua Emittenza a ritirare l’investitura troppo frettolosa, a suo avviso, su Micciche’à Quando chiedevano a Nello Musumeci se avrebbe desiderato che il Cavaliere sbarcasse in Sicilia per appoggiarlo o se piuttosto (come a suo tempo Giorgio Guazzaloca a Bologna) preferisse che il dominatore della destra degli ultimi venti anni se ne restasse lontano e silente, fino a tre giorni fa il candidato destrorso cercava di non stare alla larga dal rispondere. L’irruzione improvvisa, torrenziale e collerica dell’ex premier in tutti i Tg, tutti i quotidiani, tutti i giornali radio, ha dato uno scossone squassante, scusate il pasticcio, alla chiusura della campagna. Seminando tra gli stessi berlusconiani un dubbio: aiutera’ o piuttosto fara’ danno al profilo di ‘forza tranquilla’ e non aggressiva scelto da Musumeci? Poche ore e sapremo. Dovesse andare ancora male: chi fara’ il processo a chi?"