Attaccati alla poltrona, non volevano abbandonare il loro posto in consiglio comunale nemmeno dopo una decisione del Tar che gli ordinava di scollarsi dagli scranni del consiglio comunale di Caprileone, piccolo comune del messinese, per lasciare l’incarico ai nuovi consiglieri eletti dai loro concittadini. Per questo la Cassazione ha condannato otto consiglieri di Caprileone decisi a tutto pur di non lasciare le funzioni. In particolare la Suprema Corte – con la sentenza 43793 depositata oggi, e relativa all’udienza svoltasi lo scorso sei novembre – ha confermato la condanna per abuso di ufficio nei confronti di Biagio Contiguglia, presidente del consiglio comunale di Caprileone, e dei consiglieri Samuele Di Mirto, Massimo Rossella Musico, Pietro Sciortino e Silvio Triscari. I cinque continuavano a convocare il consiglio invitando i tre consiglieri decaduti – Veronica Naciti, Giuseppe Vicario e Concetta Galati – e rinviando di volta in volta la data dell’assemblea nella quale si doveva prendere atto della sentenza del Tar che ordinava l’insediamento dei tre nuovi consiglieri. I subentrati esclusi erano Giuliano Calogero, Patrizia Bontempo e Oliver Patrik Di Patti. Con l’accusa di usurpazione dei poteri sono stati condannati i tre consiglieri ‘resistenti’ a oltranza. L’entità della pena non è riportata per nessuno degli imputati, ma il verdetto della Suprema Corte è conforme a quanto deciso dalla Corte di Appello di Messina il 10 febbraio 2010, e dal Gup di Patti il 21 novembre 2006. La sentenza del Tar era stata emessa il 29 giugno 2005. Il consiglio comunale si era convocato per il giorno dopo e poi, per altre due volte, il 30 settembre e il tre novembre del 2005, sempre rinviando l’avvicendamento prescritto dal giudice amministrativo. Poi la pazienza è finita ed è scattata la denuncia penale.