Forse non ci fu nessuna infiltrazione mafiosa dietro il progetto di un imprenditore emigrato in Canada che voleva costruire il Ponte di Messina. I giudici della V sezione del tribunale di Roma hanno assolto con formula piena, secondo il primo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale, gli imputati del processo ‘Orso bruno’ frutto dell’inchiesta dell’antimafia che aveva portato a numerosi arresti nell’ottobre del 2007. Uno di quelli che finì in manette è Beniamino Gioiello Zappia, 74 anni, e una vita di successo tra l’Italia e Montreal e che "voleva fare qualcosa per il suo Paese". Lui, secondo gli inquirenti, insieme ad altri era un punto di riferimento della famiglia Rizzuto legata al sodalizio mafioso Cuntrera-Caruana ed alla famiglia Bonanno di New York.
Ma questa impostazione è completamente caduta. E così il collegio presieduto da Bruno Iannolo, ha assolto oltre a Zappia, anche Rodolfo Fedi, Roberto Papalia, Diego Olivieri, Giuseppe Spagnolo e Geoffrey Peter Huxley. Con la sentenza è stato disposto anche il dissequestro di beni per milioni di euro. Al centro della vicenda c’è l’ormai sempre più presunto tentativo di riciclaggio di 600 milioni di dollari provenienti dal traffico di stupefacenti attraverso la società ‘Made in Italy’, con sede davanti Palazzo Chigi. Le accuse, a vario titolo, erano di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, aggiotaggio, insider trading, con l`aggravante prevista per il reato transnazionale.
Zappia è rimasto 22 mesi in carcere e dieci ai domiciliari. Il suo difensore, l’avvocato Cesare Placanica ha spiegato: "C’è rammarico che in questo come in altri processi ci sia stato un abuso della custodia cautelare, inutile rispetto ad un soggetto ultrasettantenne. Il danno subito non può essere in alcun modo risolto da una assoluzione". Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. Il dolore per quanto patito è anche nella vicenda di Olivieri, mediatore di pellami, accusato di aver collaborato con dei malavitosi. E’ stato un anno in carcere gridando inascoltato la sua innocenza. Per lui come per gli altri era stata chiesta una condanna a 12 anni di reclusione. "I giudici hanno detto no".