II governo non varerà alcun decreto per accorpare le elezioni del Lazio all`election day del 10 marzo. Motivo: non è possibile calpestare due sentenze del Tar e del Consiglio di Stato.
Questa è la decisione del vertice che si è svolto ieri sera a palazzo Chigi tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà e il ministro degli Interni, Anna Maria Cancellieri. Ma non è stata una decisione facile – scrive Alberto Gentili a pagina 5 del Messaggero. Anzi. Per comprendere quanto complessa sia la vicenda occorre percorrere le tappe della giornata. Di buon mattino al Quirinale, a margine della riunione del Consiglio supremo di difesa, il nodo viene affrontato al massimo livello. Giorgio Napolitano, Mario Monti, il ministro Cancellieri e il sottosegretario Catricalà, analizzano la sentenza del Consiglio di Stato. Quella che martedi’ ha confermato la decisione del Tar e che obbliga la govematrice Renata Polverini a indire le elezioni entro sabato. Data stabilita per il voto: il 3 e 4 febbraio prossimi. Il capo dello Stato, il premier, il ministro e il sottosegretario concordano sullo ‘spacchettamento’. Traduzione: per rispetto alla sentenza del Consiglio di Stato, il Lazio votera’ a fine gennaio, inizio febbraio. La Lombardia e il Molise andranno alle urne il 10 marzo, quando dovrebbe essere elet to anche il nuovo Parlamento. A fine mattina scatta pero’ la controffensiva del Pdl. Silvio Berlusconi manda i capigruppo Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto a bussare a palazzo Chigi. La richiesta: confermare con un decreto l`election-day del 10 marzo, rinviando il voto nel Lazio. Spiegazione di Gasparri: ‘Questa data e’ stata il frutto di un`intesa istituzionale tra il capo dello Stato, il premier e i presidenti di Camera e Senato. Comprendiamo la difficolta’ di varare un decreto che vada contro la sentenza del Consiglio di Stato, ma la logica vuole che venga confermato l`election day per risparmiare denaro pubblico e per evitare una chiusura prolungata delle scuole pubbliche, che ospitano i seggi elettorali, nel Lazio’. A ingarbugliare ulteriormente la matassa ci pensa il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa.
Richiesta: ‘II Lazio vada alle urne a febbraio insieme a Molise e Lombardia’. Passano un paio d`ore e si associa il governatore uscente lombardo Roberto Formigoni: ‘Se il Lazio andra’ al voto prima del 10 marzo, anche la Lombardia dovra’ votare lo stesso giorno. Ho sempre sostenuto che sia necessario dare quanto prima alla piu’ grande regione d`Italia un governo nella pienezza dei suoi poteri’. Torna a farsi sentire La Russa, probabilmente corretto da Gasparri: ‘Non ho dato indicazioni di date, ho solo detto no al voto spezzatino’. A palazzo Chigi gira la testa. Tanto piu’ che la govematrice uscente Renata Polverini, in una telefonata alla Cancellieri, si associa alla richiesta di Gasparri e Cicchitto: decreto ed election-day unico il 10 marzo. Alle 19.30 nella sede del governo entra la ministra degli Interni.
Ad attenderla, Catricala’. Insieme studiano i pro’ e i contro al decreto. Il rischio di uno scontro giuridico-istituzionale con il Consiglio di Stato. Il pericolo ‘che il Pd in Parlamento si metta di traverso e voti contro’. Infine la conclusione: tutto confermato, si votera’ in due tornate.
Prima il Lazio e poi, il 10 marzo, le elezioni nazionali. A questo punto resta solo un`incognita: non e’ escluso che possano essere accorpate alle urne laziali anche quelle lombarde e molisane. In questo caso bastera’ un`indicazione della Cancellieri ai prefetti per far anticipare di quaranta giorni, in Lombardia e Molise, la prevista data del 10 marzo.
Esattamente come vuole Formigoni".