Egregio Direttore,
mi sia consentito esprimere il mio modesto parere personale a proposito del finanziamento pubblico ai partiti (senza la presunzione di voler “sputar sentenze su tutto e su tutti, a dimostrazione che non sempre la vecchiaia è saggezza”, come qualcuno mi ha rimproverato), che per brevità cercherò di riassumere in alcuni punti:
1- Il “FINANZIAMENTO PUBBLICO” è stato bocciato dagli Italiani con referendum popolare;
2- E’ stato furbescamente aggirato dai partiti con l’istituzione dei cosiddetti “RIMBORSI ELETTORALI” (una montagna di soldi che abbiamo visto purtroppo come vengono spesi !), mettendo le mani nelle tasche di tutti gli Italiani, che giustamente hanno l’impressione di esser derubati;
3- Equivale in pratica a una “tassa occulta”, a un prelievo forzoso che si aggiunge alla tassazione ordinaria, ma a differenza di questa è uguale per tutti e non rispetta il criterio della progressività in base al reddito (è quindi viziata alla base e anticostituzionale);
4- Viene applicato a tutti gli aventi diritto al voto, indipendentemente dal fatto che votino o non votino. E’ quindi assolutamente irrispettoso della volontà degli elettori, in special modo di coloro che non vanno a votare perché non hanno più fiducia in alcun partito e non vogliono essere rappresentati da nessuno (gli astenuti sono ormai in numero considerevole, ma anche loro sono obbligati a pagare questa anomala tassa ai partiti);
5- Non tutti quelli che vanno a votare sarebbero disposti a pagare questo obolo ai partiti, pertanto sarebbe stato più onesto richiederlo come “contributo volontario”, mettendo in calce alla scheda elettorale il quesito: “Vuoi dare un contributo elettorale al tuo partito ?” con SI’ o NO da barrare per la risposta;
6- Così com’è ora assomiglia ad un “furto legalizzato” che va ad ingrassare i partiti (associazioni “private” i cui bilanci sono tenuti quasi segreti e praticamente fuori da ogni controllo) e viene in molti casi speso impropriamente senza doverne rendere conto a nessuno.
7- I Parlamentari, i Consiglieri Regionali e Provinciali e molti nominati dai partiti in vari Enti pubblici o parapubblici in cui percepiscono laute retribuzioni, potrebbero benissimo venire obbligati a contribuire alle spese dei partiti con versamenti in denaro o cessione al partito di appartenenza di parte dei loro emolumenti, con regolare registrazione: in tal modo si potrebbe anche evitare di doverglieli tagliare (con una legge che non si farebbe mai!);
8- I partiti sono percepiti dalla gente comune come delle sanguisughe che succhiano il sangue alla società civile, sono affamati di soldi per mantenere apparati burocratici sovradimensionati e spese eccessive di propaganda e di rappresentanza, e danno l’impressione di pensare più al proprio automantenimento che al tanto declamato “bene comune”. Inoltre sono sorti e vediamo che ancora sorgono gruppi parlamentari e partitelli “elettorali” unicamente per partecipare alla grande abbuffata del finanziamento pubblico, contro ogni logica di risparmio e di buona politica;
9- Per ovviare a tutto ciò i partiti dovrebbero tornare ad essere un po’ più poveri e più “francescani”, cioè meno avidi di denaro e più oculati nelle spese, attingendo il necessario per le loro attività politiche unicamente da finanziamenti privati, dai tesseramenti (con quote proporzionali al reddito degli iscritti) e dalle trattenute di parte delle retribuzioni dei loro rappresentanti nelle Istituzioni a tutti i livelli (vedi punto 7). Solo in questo modo, cioè guadagnando meno, molti non sarebbero più indotti a fare politica per interesse personale o per arricchirsi, e la Politica potrebbe ritornare ad essere una attività nobile e degna di rispetto. ( E non mi si dica che senza il Finanziamento pubblico i partiti non possono sopravvivere e che solo i ricchi potrebbero fare politica! Certo dovrebbero fare una bella cura dimagrante, ma ciò gioverebbe alla Buona Politica );
10- Solo con l’impegno di gente onesta e preparata, che si presta temporaneamente e disinteressatamente alla politica, cioè al servizio della collettività, la Politica potrà rigenerarsi e riprendere quel ruolo autorevole di guida della società che dovrebbe avere in un paese civile e democratico.
Mi auguro che a breve i partiti almeno si riducano consistentemente il finanziamento pubblico, evitandoci così un referendum il cui esito è scontato in partenza (e sarà peggio per loro!).
(Alcune di queste osservazioni già le scrissi in una lettera a Varese News -n.187 del 12 nov.2011- dal titolo “Perché bisogna pagare meno i politici”, per cui non mi dilungo ulteriormente).
Grazie per l’ospitalità
Giovanni Dotti