“Quella delle molestie sui luoghi di lavoro è un fenomeno più ampio di quanto si sappia perché spesso le vittime, sotto ricatto, tacciono per non perdere il posto di lavoro. E con la crisi purtroppo i casi sono in aumento, come ci dicono le statistiche e come sempre più spesso viene riferito ai nostri uffici ”. Esmeralda Rizzi, resp. Politiche di genere della Cgil di Messina, interviene a margine della sentenza con cui ieri il Tribunale di Messina ha condannato per violenza un imprenditore che aveva ripetutamente molestato, minacciato e infine licenziato una sua dipendente.
“Questa sentenza giunge proprio mentre ai nostri uffici, come non accadeva da tempo, vengono segnalati casi analoghi nei quali giovani donne che non hanno accettato le avances di superiori o datori di lavoro, sono poi state demansionate o licenziate. Ritorsioni che a volte colpiscono anche parenti o amici della vittima” osserva Rizzi che spiega come tra i settori più colpiti ci siano quelli delle pulizie, del commercio, dei servizi in appalto anche presso grosse strutture pubbliche, soprattutto là dove ai vertici sono quasi esclusivamente uomini. “ A volte ci sono clausole negli appalti che consentono una quasi totale discrezionalità nel soggetto appaltante. Inoltre- osserva Rizzi- , è più facile colpire una persona debole, che guadagna poco e magari è poco consapevole dei propri diritti come spesso accadeo nel settore dei servizi in appalto dove il lavoro è frammentato e poco professionalizzato. E la crisi di lavoro che c’è in questo momento nel nostro territorio aumenta il bisogno e quindi la ricattabilità”.
Lo scorso 27 novembre l’Istat ha diffuso alcuni dati su questo fenomeno. In Italia sono quasi 850mila le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro nel corso della loro vita, mentre in 247mila hanno avuto un ricatto sessuale esplicito all’assunzione. “Il 57,2% delle donne che hanno vissuto questa situazione, ci dice l’Istat, ha volontariamente cambiato lavoro. In una situazione come quella che stiamo vivendo oggi, tra licenziamenti, aziende in crisi e troppe persone disoccupate, reagire è sempre più difficile”.