Le città occupano solo il 2% delle terre emerse del mondo, ma consumano il 75% di tutte le risorse, molte più di quelle presenti all’interno dei propri confini. Nel 1950 solo il 29% delle persone viveva in città, dal 2008 vi risiede più del 50% della popolazione mondiale e nel 2025 potremmo arrivare al 65%. Nei prossimi 40 anni le città copriranno una superficie pari all’Europa occidentale mentre nei prossimi 90 anni nascerà ogni 10 giorni circa una città di 1 milione di persone. Un’espansione urbana che avverrà inevitabilmente a spese dei terreni agricoli e degli habitat naturali. In questo scenario l’importanza di aumentare le aree verdi all’interno delle città è ancora più evidente. Secondo il rapporto 2012 dell’ISPRA, in più della metà delle città italiane la superficie di verde pubblico non arriva al 5% del territorio comunale, con punte negative a Taranto meno dello 0,05%, Foggia 0,2%, Latina 0,5%, mentre in 90 città la percentuale di verde è superiore al 20% e in 6 di queste il verde urbano interessa più di un quarto della superficie comunale, Palermo, 32,1%, Ravenna 29,9%, Brescia 29,1%, Ancona 28,1%, Roma 27,5, Monza 25,0%). A livello globale l’autoproduzione di cibo è anche una risposta a una crescente perdita di suolo fertile e alla riduzione della povertà, e contribuisce allo sviluppo economico locale e all’inclusione sociale in particolare delle donne. Nel mondo circa 800 milioni di persone si occupano di agricoltura urbana, producendo il 15-20% del cibo complessivo. Gli orti urbani sono 70 milioni negli Stati Uniti, 18 milioni solo in Italia.