PD: PARTITO ALL’AMERICANA?

Egregio Direttore,
finalmente dalla Sinistra una buona novella, quella dell’accordo RENZI-BERSANI. Peccato che non sia avvenuto prima delle importanti Primarie Parlamentari, si sarebbero potute evitare – anche qui a Varese – inutili quanto spiacevoli contrapposizioni tra “bersaniani” (che, con l’appoggio dell’organizzazione, hanno stravinto) e “renziani” (che, privi di un apparato sufficientemente organizzato, sono stati clamorosamente battuti). Ne avrebbe tratto giovamento tutto il Partito Democratico, e ne sarebbero emerse figure più rappresentative, che avrebbero riscosso sicuramente maggiori consensi alle prossime elezioni. Tanto più ora che, con l’entrata (imprevista?) nell’agone politico di Monti a scompigliare le carte, i giochi si faranno più duri perché la sua coalizione sicuramente riuscirà ad attrarre una buona parte dell’elettorato, specie degli indecisi o dei potenziali astenuti.
Condivido quel che scrive Antonio Di Biase (lettera 47/1 su Varese News), tranne quando disapprova la definizione data da Renzi al P.D. di “partito all’americana”. Perché infatti non pensare che il P.D. possa diventare come il Partito Democratico Americano, cioè la casa di tutti i progressisti? Di qualsiasi provenienza e appartenenza sociale, etnica o religiosa, purché animati dal senso di giustizia e di solidarietà verso i meno fortunati, per contrastare l’indebito arricchimento di pochi a discapito di molti e rendere meno vistose le attuali diseguaglianze sociali, e soprattutto migliorare le condizioni di vita di coloro che vivono onestamente del proprio lavoro. E’ un’utopia? Forse. Ma dall’America prendiamoci almeno quel che c’è di buono, non soltanto le mode e le abitudini cattive.

Giovanni Dotti