Provenzano, scarse capacità intendere. Si indaga su “incidenti in cella”

"Bernardo Provenzano ha ridottissimi contenuti di coscienza e responsività all’ambiente, nonchè scarse capacità di esprimersi e di comprendere ed eseguire ordini elementari". E’ quanto si legge nella relazione sulla perizia compiuta dallo psichiatra Renato Ariatti e dal neurologo Andrea Stracciari su incarico da Piergiorgio Morosini, il Gup chiamato peraltro a decidere sul rinvio a giudizio del detenuto eccellente nell’ambito del procedimento sulla trattativa Stato-mafia. Risultanze che rafforzano la richiesta dei difensori di stralciare la posizione del vecchio e malandato padrino. La procura adesso vuole vederci chiaro per capire se vi sia stato un tentativo di neutralizzare un boss che avrebbe potuto fare rivelazioni clamorose. Prima della serie di presunti infortuni che lo hanno interessato in cella, il boss avrebbe pronunciato davanti al figlio la frase "Qui mi vogliono morto". Indaga la procura che ha aperto un fascicolo "modello 45", senza, dunque un reato individuato, con l’intenzione di verificare anche chi lo abbia visitato in carcere e perche’. Dopo il presunto suicidio del 9 maggio, ben tre volte sarebbe caduto in cella: il 27 giugno, il 29 novembre e il 12 dicembre. Cinque giorni dopo e’ stato operato d’urgenza per rimuovere un ematoma subdurale e da allora e’ in coma nel reparto di Lungodegenza dell’ospedale di Parma. Una serie di sfortunati eventi o qualcuno vuol far tacere per sempre il capomafia che i magistrati hanno tentato piu’ volte di far collaborare?