"Le ideologie che inneggiavano al culto della nazione, della razza, della classe sociale si sono rivelate vere e proprie idolatrie". Lo ha ricordato Benedetto XVI nel discorso rivolto al Pontificio Consiglio Cor Unum. Per il Papa però "altrettanto si può dire del capitalismo selvaggio col suo culto del profitto, da cui sono conseguite crisi, disuguaglianze e miseria". E il pericolo che sia ferita ancora "l’inalienabile dignità umana" è tutt’altro che superato, anche se su essa "si condivide sempre più un sentire comune", con il riconoscimento di una "reciproca e interdipendente responsabilità" che va "a vantaggio della vera civiltà, la civiltà dell’amore". "Purtroppo, anche il nostro tempo – ha denunciato Papa Ratzinger – conosce ombre che oscurano il progetto di Dio" a partire soprattutto da "una tragica riduzione antropologica che ripropone l’antico materialismo edonista, a cui si aggiunge però un ‘prometeismo tecnologico’". Secondo il Pontefice, "dal connubio tra una visione materialistica dell’uomo e il grande sviluppo della tecnologia emerge un’antropologia nel suo fondo atea". "Essa – ha spiegato – presuppone che l’uomo si riduca a funzioni autonome, la mente al cervello, la storia umana ad un destino di autorealizzazione". E "tutto cio’ prescindendo da Dio, dalla dimensione propriamente spirituale e dall’orizzonte ultraterreno". "L’insidia piu’ temibile di questa corrente di pensiero è di fatto l’assolutizzazione dell’uomo" che viene sciolto da ogni legame e da ogni costituzione naturale", fino a pretendere di "essere indipendente" pensando che "nella sola affermazione di sè stia la sua felicità", ha osservato ancora il Papa teologo tornando su un concetto già affrontato nell’incontro dello scorso 21 dicembre con i cardinali e prelati della Curia Romana: "l’uomo – ha ripetuto infatti – contesta la propria natura, esiste ormai solo in astratto, che poi sceglie per se’ autonomamente qualcosa come sua natura. Si tratta – è stata la sconsolata conclusione di Jospeph Ratzinger – di una radicale negazione della creaturalità e filialità dell’uomo, che finisce in una drammatica solitudine".