Sono tre le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite nell’ambito del blitz della Dia contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella capitale, mentre altre sei persone sono indagate in stato di libertà. Lo ha riferito a Sky tg24 il capo centro della Dia di Roma, Gregorio De Marco. "Il reato contestato di appropriazione fittizia di beni – ha osservato – è aggravato dal metodo mafioso". De marco ha messo in evidenza "il salto qualità della ‘ndrangheta che dai servizi ‘classici’ ha penetrato finanziariamente anche la capitale". Coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, l’operazione ha permesso di bloccare in particolare una serie di investimenti di denaro dalla provenienza ritenuta illecita. Gli investigatori hanno concentrato le loro attenzioni sulla natura sospetta di una molteplicità di investimenti finanziari, come l’acquisizione del controllo di esercizi commerciali che hanno sollevato non pochi dubbi "per l’estrema rapidità della compravendita, le modalita’ delle trattative, la provenienza delle risorse economiche". Una realtà criminale sofisticata, quella della ‘ndrangheta, in grado di individuare, nel tessuto economico della capitale, un canale funzionale a ripulire i propri profitti illeciti. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere riguardano alcuni esponenti legati alla ‘ndrina dei Gallico, originari della provincia di Reggio Calabria. Gli arrestati, grazie ad alcuni prestanome e societa’ fittizie, erano riusciti a concludere – investendo ingenti capitali per conto della cosca di riferimento – una serie di importanti operazioni immobiliari e societarie soprattutto nel settore della ristorazione, impadronendosi di bar e ristoranti ubicati in zone di pregio della capitale. Il gip del Tribunale di Roma Simonetta D’Alessandro ha accolto la richiesta di contestazione del reato (ex art. 12 quinquies legge 356/1992, aggravato dal metodo mafioso) che punisce l’intestazione fittizia di beni, per un valore di circa 20 milioni, sottoposti a sequestro preventivo.