Sono 11 le Regioni bocciate in materia di caccia a seguito dei ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali da parte del WWF Italia durante la stagione venatoria che si chiude oggi, grazie al grande lavoro dei tanti e agguerriti ‘avvocati del panda’ che supportano il lavoro dell’associazione insieme alle 300 Guardie volontarie che fanno vigilanza ambientale sul territorio durante tutto l’anno, non solo durante la stagione venatoria. Ora mentre i tanti uccelli che svernano nei nostri territori non sono più minacciati dalla caccia è il momento giusto per scoprire le bellezze delle zone umide, a cui è dedicata la giornata internazionale del 2 febbraio, visitando le tante oasi WWF aperte per l’occasione (programmi aggiornati sul sito www.wwf.it).
Le Regioni bocciate dai Tribunali amministrativi sono Abruzzo, Campania, Lazio, Liguria per ben tre volte, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Veneto ed anche nelle altre Regioni la situazione è spesso comunque irregolare.
I TAR infatti hanno sostanzialmente dato ragione al WWF in tutti i ricorsi presentati.
“Le vittorie giudiziarie non ci confortano (anche se occorre ricordare che ogni giorno di caccia in meno significa la salvezza di migliaia di animali), visto che confermano ancora una volta che le Regioni non hanno la capacità di tutelare la Natura e la fauna selvatica. Reiterano da anni comportamenti del tutto illegittimi, censurati e condannati più e più volte dai giudici italiani ed europei (compresa la Corte Costituzionale) e dalle Istituzioni dell’Unione Europea. Ciò dimostra una totale inadeguatezza nel rispettare le regole europee ed internazionali che impongono restrizioni e limiti all’attività venatoria per la tutela e conservazione di animali selvatici ed i loro habitat naturali. Conferma della valenza delle ragioni del diritto e della scienza, è data anche dal numero importante di impugnazioni alla Corte Costituzionale da parte del Governo di leggi regionali sulla caccia per mancato rispetto delle leggi nazionali ed europee (5 solo nel 2012). ” dice Dante Caserta Presidente WWF Italia.
Per meglio tutelare la fauna e non essere costretti ancora a ricorrere alla giustizia amministrativa il WWF Italia chiede alle istituzioni di dare seguito a tre punti, come sottolineato anche nella “Agenda ambientalista per la RI/conversione ecologica del Belpaese”, stilata da sette grandi associazioni ambientaliste:
– Dare adeguata e concreta applicazione alle norme europee sulla conservazione della fauna selvatica, e garantire il rispetto delle norme poste a tutela di habitat e specie, in particolare quelle che disciplinano l’attività venatoria, che costituisce uno dei fattori che contribuiscono alla perdita di biodiversità (insieme ad altri fattori negativi quali il consumo del suolo, gli inquinamenti, i cambiamenti climatici).
– Garantire da parte di Stato e Regioni la rigorosa applicazione della Legge 157/92 (legge quadro sulla disciplina della caccia, nonché tuttora l’unica legge italiana per la tutela della fauna selvatica), in particolare le norme che hanno dato applicazione alla “Direttiva Uccelli”, nelle parti in cui limita o vieta la caccia nei periodi più delicati per la fauna selvatica (migrazione, riproduzione).
– Riformare e rendere più rigorose le leggi nazionali e regionali, finalizzandole alla diminuzione degli impatti negativi dell’attività venatoria sulla biodiversità, ed approvando sanzioni più severe per la lotta al bracconaggio , indicata nella stessa “Strategia Nazionale per la Biodiversità” come uno degli strumenti per la sua concreta attuazione in Italia.
Casi più frequenti di violazioni da parte delle Regioni
Possiamo dire che non c’è limite alla fantasia dei nostri amministratori: calendari venatori approvati con legge regionale invece che con provvedimento amministrativo (nonostante numerose censure dalla Corte Costituzionale, tra le più recenti la sentenza n. 20/2012 che ha annullato la legge della Regione Abruzzo e ribadito la potestà esclusiva dello Stato in materia di tutela delle specie cacciabili. Da qui la non legittimità anche delle leggi di egual tenore di Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche e province autonome di Trento e Bolzano sui calendari venatori); mancata previsione del divieto di munizioni al piombo per alcune tipologie di caccia; autorizzazioni per la caccia sulla neve agli ungulati, vietata e sanzionata dalla legge nazionale sulla caccia; mancato rispetto dei pareri dell’Ispra, senza adeguata motivazione, come prescrive la legge; caccia nei parchi (vietata e sanzionata penalmente dalle leggi nazionali sulla caccia e sui parchi) e nelle aree protette dall’Unione Europea (Sic e ZPS), in queste senza neanche la prescritta “valutazione di incidenza” ; apertura della caccia prima dei termini di legge (cosiddette “preaperture” ai primi di settembre) senza il parere di Ispra ; prolungamento dei tempi di caccia per alcune specie come in Liguria che ha provato a prorogare i termini per la caccia a tordo ed altre 11 specie migratrici ed acquatiche, fermata poi dal TAR grazie al ricorso WWF. Mancata approvazione o rinnovo dei “piani faunistici venatori” obbligatori per legge.
Molte di queste violazioni da parte delle Regioni hanno conseguenze negative anche sui rapporti con l’Europa. Il caso più grave riguarda la cosiddetta “caccia in deroga “, ossia l’autorizzazione a cacciare specie protette dall’Europa , i piccoli uccelli come ad esempio i fringuelli di pochi grammi di peso per rispettare “tradizioni venatorie” barbare ed anacronistiche come la “polenta e osei“ . In passato e molti anche quest’anno i provvedimenti regionali (ed esempio in Lombardia, Veneto, Friuli V.G, Liguria) che sono stati pesantemente censurati dalla Corte di Giustizia e dalla Commissione Europea, su denuncia e ricorsi del WWF ed altre associazioni. Inoltre il Commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik in una nota del 25 maggio 2012 al Ministro Clini rammentava come Liguria, Lombardia e Veneto, anche dopo varie sentenze comunitarie di condanna, continuino a violare la Direttiva comunitaria sulla tutela degli uccelli, ricordando come il pretesto delle "cacce tradizionali" non possa giustificare l’esercizio venatorio a specie protette.
Da questa febbre della deroga non sono immuni neanche le Regioni e Province autonome come Trento, Bolzano e Friuli Venezia Giulia , che sono state però bloccate dalle denunce del WWF.
A queste numerose ed importanti azioni legali e di lobby vanno aggiunte le centinaia di azioni e denunce contro il bracconaggio, portate avanti dalle Guardie volontarie del WWF, raccontate nel recente dossier “Guardie & ladri di Natura” (wwf.it/vigilanza ) .
“Il bilancio è quindi molto positivo per quanto riguarda l’efficacia delle azioni messe in atto dal WWF per contrastare ogni forma di “caccia selvaggia” ma specularmente negativo per le pessime ed illegali perfomance delle Regioni italiane e questo proprio 20 anni dopo la legge nazionale sulla caccia 157/92 che ha stabilito che “la fauna selvatica appartiene al patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”. Conclude Caserta.