Più la gerarchia vaticana ribadisce il proprio no al matrimonio civile fra persone dello stesso sesso, come sta facendo per contrastare la legge in via di approvazione in Francia, più il provvedimento guadagna consensi nell’opinione pubblica e nei governi.
Senza andare troppo lontano, un sondaggio del 2012 di ISTAT rilevava che il 62,8% degli italiani è d’accordo con l’affermazione "è giusto che una coppia di omosessuali che convive possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata". Nel gennaio 2013 un sondaggio dall’istituto di ricerca Datamonitor rilevava un 54,1% del campione favorevole ai matrimoni gay, un dato in crescita rispetto alla rilevazione sul medesimo argomento del maggio 2012 che attestava il consenso al 53,4%. Questi dati segnalano il baratro ideologico nel quale si è precipitata, con le sue continue dichiarazioni omofobe, la Chiesa romano cattolica. E, mentre anche l’Inghilterra del conservatore David Cameron si appresta alla discussione sulle nozze gay, sarebbe ora che tutta la classe partitica italiana aprisse finalmente una seria riflessione politica, e non teologica, sulla parità tra cittadini. Senza dubbio gli esponenti dei partiti politici italiani, da sinistra a destra nessuno escluso, dovrebbero farsi un sereno esame di coscienza sulla propria pavidità e ingnavia che hanno trascinato l’Italia all’ultimo posto tra le democrazie occidentali. Sarebbe anche ora che di imparare dai colleghi d’oltralpe cosa significa implementare politiche serie e concrete sui diritti civili e sull’uguaglianza delle persone.
Flavio Romani, presidente Arcigay