Ogni anno l’Istat rivede l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento della rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando contestualmente le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione.
Le principali novità nel 2018 del paniere Istat per rilevare l’inflazione riguardano l’entrata di cinque nuovi prodotti: mango e avocado, assieme a vini liquorosi, lavasciuga e robot aspirapolvere. Mentre escono dal paniere la telefonia pubblica, canone Rai e lettore Mp4.
In questo strumento utilizzato per calcolare gli indici dei prezzi al consumo NIC – per l’intera collettività nazionale – e FOI – per le famiglie di operai e impiegati – quest’anno figurano 1.489 prodotti elementari, otto in più del 2017, raggruppati in 920 prodotti, a loro volta raccolti in 404 aggregati. C’è poi un terzo indice, quello dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi dell’Unione europea, IPCA.
Tre indici. Secondo quanto riporta l”Osserva prezzi’ del ministero dello Sviluppo economico, “i tre indici hanno finalità differenti. Il NIC è utilizzato come misura dell’inflazione a livello dell’intero sistema economico, in altre parole considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate”.
“Il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo). È l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato”. Mentre l’IPCA “è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo”.
I tre indici hanno in comune la rilevazione dei prezzi; la metodologia di calcolo; la base territoriale; la classificazione del paniere dei prodotti. Ma differiscono per alcuni aspetti: NIC e FOI si basano sullo stesso paniere e si riferiscono ai consumi finali individuali, indipendentemente se la spesa sia a totale carico delle famiglie o, in misura parziale o totale, della Pubblica amministrazione o delle istituzioni non aventi fini di lucro (ISP).L’IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due poiché si riferisce alla spesa monetaria per consumi finali sostenuta esclusivamente dalle famiglie. Una ulteriore differenziazione fra i tre indici riguarda, di conseguenza, il concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita. L’IPCA invece si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore e tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi, sconti e promozioni).
I prodotti del paniere e il peso loro attribuito sono definiti sulla base della spesa effettiva delle famiglie, in modo da rappresentare la struttura dei consumi della popolazione. La fonte principale è l’indagine Istat sui consumi che coinvolge circa 28mila famiglie italiane. Sono però utilizzate anche altre fonti, interne (stime di contabilità nazionale, indagini su commercio estero e produzione industriale) ed esterne all’Istat (dati ACNielsen, Banca d’Italia), per assicurare un’accurata copertura informativa.