Sanità: l’Italia fra le ultime in Europa

Fin a qualche anno fa potevamo vantare uno dei migliori servizi sanitari al mondo. Oggi invece, a causa dei tagli lineari alla spesa pubblica e ad un peggioramento progressivo dell’organizzazione sanitaria stiamo scivolando indietro nelle posizioni anche in Europa. Non é solo il comune sentire, ma ha stabilirlo é la dura legge dei numeri che sono stati rivelati dalla Fondazione Chirurgo e Cittadino sulla scorta di tre diverse statistiche rilevate da altrettanti Istituti di ricerca indipendenti europei. Per esempio, secondo la Organization for Economic Co-operation and Development- (Oecd Health Data 2012) l’Italia risulta essere, peraltro, l’ultimo per investimenti nel settore della sanità pubblica tra i Paesi industrializzati: solo il 9,3% del Pil a fronte del 12% dell’Olanda, l’11,6% di Francia e Germania, il 9,6% di Gran Bretagna e Spagna, il cui 76,6% totale è "spesa pubblica", per una spesa pro-capite di 2.964 dollari (Olanda – 5.056, Germania 4.338, Francia 3.974, Irlanda 3.710, Gran Bretagna 3.433, Spagna – 3.060).Si allontana sempre più, quindi, il mito secondo la Nostra Sanità sarebbe 2° al mondo per capacità di risposta assistenziale universale in rapporto alle risorse investite, come ricordava il rapporto dell’Oms dei primi anni 2000. La verità é però sotto gli occhi di tutti ed il progressivo peggioramento é suffragato da queste ricerche indipendenti a livello europeo. Tutt’altro che rassicurante é il dato sulla "qualità" dell’assistenza attribuito al nostro Ssn. Anche in questo, é un istituto terzo, l’Euro Health Consumer (Health consumer powerhouse 2012) a bocciare il Nostro Paese. L’analisi si basa su 42 diversi indicatori di performance differenziati in 5 sottogruppi. Sono stati verificati 34 Sistemi Sanità di altrettanti paesi Europei (di cui i 27 dell’Unione Europea, oltre altri 7 non UE). Questi, in via analitica i risultati per i differenti sottogruppi: nella classifica europeo la nostra Italia è: 10° (dopo Croazia, Estonia,Lituania ecc.) nel sottogruppo "diritti del malato e informazione", 11° (dopo Islanda, Rep. Ceca, Slovenia ecc.) per la voce "risultati"; 21° (dopo Romania, Grecia, Cipro ecc.) per "accessibilità e tempi di attesa"; 22° (dopo Slovenia, Irlanda, Rep.Ceca ecc.) per l’area "farmaceutica"; 26° (dopo Portogallo, Malta, Slovacchia ecc.) per "prevenzione, equità di Sistema".
Se si prendono in considerazione tutte le voci analizzate risultiamo occupare il 21° posto.
In ultimo, in questa speciale classifica del dissesto della Nostra Sanità é opportuno segnalare il rapporto Ocse-UE "Health at a Glance Europe 2012" che piazza l’Italia agli ultimi posti, se non proprio all’ultimo, per i fondi destinati alla prevenzione sanitaria: a fronte di una media europea del 2,9%, l’Italia riserva solo lo 0,5% della spesa sanitaria globale. Solo Cipro fa altrettanto.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” che da anni sottolinea come i tagli lineari siano spesso immotivati e senza una reale contezza di quali siano gli sprechi e dove effettivamente bisogna andare a colpire, come da clima da caccia alle streghe, questi dati dimostrano effettivamente che il nostro paese investe meno degli altri nella salute ed investe anche male. È evidente, quindi, la necessità di una controriforma del Sistema Sanitario nazionale, che lungi dall’essere smantellato dovrà vedere una razionalizzazione dell’intervento pubblico che dovrà necessariamente assestarsi sugli standard ed i livelli degli altri partner europei, perché quello affidato alle regioni ha parcellizzato eccessivamente l’organizzazione su scala nazionale creando, di fatto, 20 diversi sistemini e si é "cullato" sulla bravura, l’impegno e la preparazione dei nostri operatori sanitari che non sappiamo fino a quando riusciranno a reggere le carenze di un sistema in deficit come quello nostrano.