Ragazzi, attenti agli eccessi. A mente fredda riflettiamo su quanto è accaduto ieri a Messina durante lo sgombro del Teatro in Fiera. A scanso d’equivoci noi stiamo con le forze dell’ordine perché a nessuno può essere permesso di okkupare una zona di città. La nausea per certi avvenimenti però aiuta a vedere le cose da un punto di osservazione che ti consente di capire, di avere una prospettiva. Dunque che abbiamo sul nostro tavolo di discussione? Il blitz, la concitazione, i calcinacci, le “bombe di carta”, e tanta ma tanta ipocrisia rivoluzionaria mentre non c’è certezza del domani. E questa falsa rivoluzione nuoce alla gente di Messina perché devia il corso delle cose politiche e, se ci pensate bene, sentire parlare di “guerra” non rende facile scrivere i programmi in vista delle Amministrative. Non è da tutti parlare senza peli sulla lingua: oggi sarebbe un successone lodare l’okkupazione e bastonare le forze dell’ordine ma non cerchiamo ipocriti consensi. E tuttavia saggia cosa è forse ora riflettere, senza panico su quale ipotesi di città vogliamo costruire il nostro futuro. Qualche partito politico come “RIVOLUZIONE CIVILE” ha ovviamente reagito male a ciò che è accaduto: il teatro “Pinelli”, già conosciuto come Teatro in Fiera, è stato “normalizzato”. Per intervento dell’Autorità giudiziaria i giovani occupanti dello stabile sono stati sgombrati e denunciati. Lo spazio sociale che i ragazzi del “Pinelli” avevano riattivato perché diventasse bene comune torna, ufficialmente, nella piena disponibilità dell’Autorità portuale che potrà utilizzarlo per le sue politiche di sviluppo che ne prevedono, anche, la gestione privata. Era ovvio. Ma prima di dedurne che siamo irrimediabilmente ritornati al “fascismo”, giova forse ripensare agli eventi che avevano avviato un ridimensionamento della struttura presente all’interno della Fiera di Messina. Se la politica non si occupa della città si lascia che altri parlino per Noi. Non è solo un problema di spazi e opportunità né di teatro. La società civile che si agita in queste ore di civile ha poco se il risultato è l’okkupazione. Questa falsa rivoluzione è creata non per far felici i giovani ma per far fronte alle più formidabili crisi di valori e idee. Una cultura che è figlia della raccomandazione, disastri scolastici e universitari e via dicendo… Vi sarebbero state tante opportunità a Messina senza i disastri della politica – tutta la politica – da destra a sinistra. E, non paga che la città si ricordi di essere civile con la Notte della Cultura una volta all’anno: spreco tra gli sprechi. Ipocrisia tra tante ipocrisie di piccoli bottegai locali che si autoproclamano professionisti di cultura. Premi, finanziamenti, concessioni, attestati di buona condotta civile, quante ne abbiamo dovute ingoiare in questi anni… ma alla fine dei conti, tutti questi dotti comprimari restano dei gran somari. A Messina non è difficile spacciarsi per esperti, basta conoscere due o tre politici e leccare il deretano di qualche stimatissimo appartenente ai salotti cittadini. Per fortuna ogni cialtrone è quello che è e presto o tardi la sua natura prevale agli occhi di tutti. Messina ha fame: speriamo s’eviti una guerra, di cui patirebbero le peggiori conseguenze i giovani, usati e manipolati, da sciocchi professorini senza anima. Né arte!