In questi giorni di campagna elettorale circola un’accusa, una specie di “ricatto” nei confronti dell’elettorato moderato da parte del Pdl: “se non vai a votare o voti per i partitini piccoli fai vincere la Sinistra”. E’ il solito ritornello che salta fuori ad ogni campagna elettorale. Il presidente Berlusconi lo ha detto esplicitamente in tutti i suoi interventi. Certo è vero con questa legge elettorale, votare forze politiche che non raggiungono il quorum per superare lo sbarramento significa disperdere le forze. Ma per quale motivo l’elettorato moderato sceglie di astenersi o di votare per forze politiche come il movimento 5Stelle dello sfasciacarrozze Grillo, o per quelle forze piccole come “Io amo l’Italia” di Magdi Allam,“Fare. Per fermare il declino”, di Giannino, per “Forza Nuova” di Roberto Fiore? Evidentemente perchè il Pdl ha tradito questo elettorato o almeno lo ha disorientato. Per esempio, questo elettorato non ha capito perché,dopo la defenestrazione dal governo di Berlusconi, a partire da novembre del 2011, tutto il Pdl si è piegato ad appoggiare per ben 13 mesi il governo killer di Monti-Fornero che ha dispensato tasse a non finire sulle famiglie italiane, in particolare quella sulla casa e poi la cosiddetta riforma delle Pensioni, elevando sproporzionatamente l’età pensionabile portandola a 42 e sei mesi per il contributivo e a 65 anni e sei mesi per la vecchiaia, sconvolgendo il futuro di migliaia di lavoratori e inoltre, lasciando per strada migliaia di lavoratori senza lavoro e senza pensione (i cosiddetti esodati). Questo elettorato non ha capito perché la crisi economica è stata fatta pagare ai soliti noti. Infine, ancora più inspiegabile, non si è capito perché, qualche mese fa addirittura il Pdl, in testa Berlusconi, aveva pensato di farsi guidare proprio da Mario Monti, una vera e propria“sindrome di Stoccolma”. Inoltre c’è la questione etica, dei valori, non si comprende perché i principi non negoziabili, (difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale, della famiglia col matrimonio tra uomo e una donna e della libertà di educazione) non fanno parte del programma elettorale del Pdl. Per la verità questi principi non sono presenti in nessun programma elettorale di altri partiti. Ricordo fino alla noia, i principi non negoziabili, non sono valori confessionali, appartenenti a qualche fede religiosa, ma si tratta di principi di legge naturale che dovrebbero accettare tutti. A questo proposito è allarmante il commento che ha fatto sulla rivista Cristianità (ott. dicembre 2012. N.366) l’onorevole Alfredo Mantovano, in merito al futuro dei principi non negoziabili in Parlamento, soprattutto dopo la legalizzazione dell’incesto, il 27 novembre scorso. Alla Camera più di un terzo dei deputati del Pdl si è espresso a favore della legge, intanto si scatenava sulla stampa la polemica di due esponenti di spicco del Pdl, Bondi e Galan che attaccavano altri colleghi di matrice cattolica. Per questo Mantovano si chiede:“L’esperienza dell’incesto ‘legale’ è l’anticipazione di una nuova strada?” Tra l’altro Alfredo Mantovano, esponente autorevole cattolico del Pdl, alla fine ha preferito ritirarsi dalla politica attiva, rinunciando alla candidatura, mentre altri esponenti cattolici non sono stati candidati. Sono segnali evidenti che gli spazi dei cattolici in politica si sono ridotti ai minimi termini. Non considero quelli che militano a sinistra. Qui gli spazi per fare valere i principi non negoziabili non esistono proprio. “In Italia una forza che difenda vita e famiglia avrebbe praterie da percorrere” scriveva l’amico Giovanni Formicola su l’Occidentale del 29 gennaio 2013. Purtroppo questa forza politica tarda a nascere, di chi è la colpa? Certo se i principi non negoziabili sono deboli all’interno della politica, del Parlamento, molte colpe sono da attribuire al cosiddetto mondo cattolico, all’associazionismo, ma anche al clero, che non ha recepito il messaggio che passava fin dalla Nota Dottrinale della Congregazione della Dottrina della Fede del 2002, firmata dall’allora cardinale Ratzinger. “Bisogna chiedersi se siano mancati gli orientamenti magisteriali – scrive Monsignor Crepaldi su lanuovabq.it – e di pensiero necessari a farlo, se siano mancate invece le occasioni, o se sia mancata la volontà. Bisogna riconoscere che non sono mancati né gli orientamenti magisteriali né le occasioni. Le occasioni sono state sprecate dentro logiche tattiche limitate”. C’è stato Todi 1, poi Todi 2, dove doveva nascere una aggregazione politica interessante per il mondo cattolico, invece è fallito tutto miseramente. Monsignor Crepaldi delinea egregiamente la crisi attuale dei cattolici impegnati in politica.
“Abbiamo assistito ad una vasta gamma di comportamenti sorprendenti: chi si è candidato in partiti che contengono nel loro programma punti indubbiamente lesivi della legge morale naturale e della stessa salvaguardia della identità della persona; chi ha utilizzato gli incontri di Todi per ritagliarsi una posizione politica personale; chi ha immediatamente messo da parte i principi non negoziabili non appena ha visto la possibilità di aggregarsi ad un contenitore ove erano presenti anche forze laiche o laiciste con cui bisognava combinarsi; chi ha iniziato una lotta contro altri cattolici presenti nel suo stesso partito; chi ha utilizzato l’appartenenza a movimenti ecclesiali per lanciarsi in politica dentro raggruppamenti che avrebbero portato avanti istanze contrarie all’ispirazione del movimento ecclesiale originario. Ne è conseguito un quadro disorientante e deludente”. (Giampaolo Crepaldi, Ricominciamo dal 26 febbraio, lanuovabq.it). Se questo è il panorama, esiste la concreta possibilità che nel prossimo Parlamento i cattolici siano pochi e divisi e che nei prossimi mesi vengano approvate tutte quelle leggi dei cosiddetti diritti civili già emanate in altri Paesi europei.“Coloro che usufruiranno di queste leggi saranno una minoranza ma il cambiamento culturale sarà travolgente”, scrive monsignor Crepaldi. Pertanto serve un nuovo inizio, per ricominciare a lavorare seriamente dopo il 26 febbraio, scrive il Presidente dell’Osservatorio Cardinale Van Thuan. Per quanto mi riguarda sono pronto a collaborare e a unirmi in questo sforzo.
DOMENICO BONVEGNA