Da qualche decennio la società italiana sta vivendo un declino etico, sociale e culturale preoccupante. Praticamente tutte le manifestazioni umane, principalmente la politica e la cultura, sono ormai soggette a logiche privatistiche piuttosto che al concetto di Bene Comune. Siamo stati costretti ad osservare pian piano un declino della moralità e del rispetto delle regole. L’esempio dei politicanti di mestiere, il cui principale interesse è quello di trovare un posto di lavoro, in modo diretto o indiretto, a figli, mogli, amanti, parenti degli amanti, amanti degli amanti e chi più ne ha più ne metta, è solo uno tra i tanti.
Nell’ambito della cultura, l’ultimo governo Berlusconi ha dato l’ultima mazzata attraverso la “Riforma Gelmini”, scegliendo di tagliare in modo deciso ed orizzontale i fondi da destinare alla cultura, sia nel settore scolastico che in quello accademico. Il fondo di funzionamento ordinario (FFO) di cui i dipartimenti universitari disporranno è stato rivisto al ribasso in modo marcato e crescente per il 2013 e il 2014. A nulla sono valse le forti rimostranze dei ricercatori e degli studenti universitari aderenti alla rete 29 aprile e, localmente, al movimento UniMe in Protesta, che occupò l’aula ex Chimica.
E’ noto che l’abbassamento del livello culturale produce decadimento sociale e conduce al disastro se non arginato in tempo. George Orwell descrive molto chiaramente questo scenario nel suo “1984”: la distruzione del passato e della conoscenza non permette di guardare al futuro. In generale, tutte le ultime leggi che hanno riguardato l’ambito della cultura sono andate nella direzione dell’ abbrutimento culturale dell’individuo.
Nel riportare la considerazioni seguenti, vorremmo premettere che molti attivisti del MoVimento 5 Stelle di Messina sono precari della ricerca ed altrettanti sono studenti di questo ateneo (il nuovo cittadino portavoce eletto al parlamento italiano Francesco D’Uva è un dottorando in scienze chimiche). Dopo queste doverose premesse andiamo alle vicende di casa nostra.
Il nostro attuale rettore, Prof. Francesco Tomasello si è prodigato affinché l’Università di Messina fosse una delle prime ad adeguarsi alla nuova riforma. Messina ha sponsorizzato molto i concorsi per ricercatori a tempo determinato, altro scandalo della riforma “Gelmini”. L’Università di Messina ha anche pubblicato lo statuto di una Fondazione della quale essa è unico socio fondatore. Già, la fondazione… Da un punto di vista politico, non vi sembra strano che il nostro rettore si affanni a creare una fondazione pochi mesi prima delle nuove elezioni per la carica di Rettore? Non è che per caso si sta preparando un esilio dorato da presidente della fondazione per manovrare l’Ateneo per altri anni? In aggiunta, lo statuto della fondazione viene pubblicato pochi giorni dopo la nomina del nuovo direttore generale.
Questa decisione del prof. Tomasello avviene dopo l’autoproroga alla carica di rettore deliberata dal Senato Accademico nel maggio 2010 e dopo 2 sospensioni dalla carica, la prima per il concorso a veterinaria e la seconda per le intercettazioni in merito al concorso a Medicina del Lavoro vinto dall’ex presidente del consiglio comunale di Messina, Umberto Bonanno. In occasione del primo rinvio a giudizio del Prof. Tomasello, nel 2008, anche l’attuale Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Prof. Profumo, intervenendo ad una trasmissione televisiva nazionale disse con estrema chiarezza che un Rettore colpito da tale provvedimento avrebbe dovuto dimettersi a tutela del buon nome dell’istituzione rappresentata. Infine la bomba: il 20 febbraio, il Prof. Tomasello viene condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione (2 anni e 6 mesi condonati). È chiaro che le responsabilità del rettore devono essere dimostrate in sede di giudizio definitivo ma dopo cinque anni di intenso dibattimento è stato accolto pienamente l’impianto accusatorio, disponendo per il Prof. Tomasello 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. La nuova normativa di legge anticorruzione, seppure annacquata da Monti, prevede all’art. 35 bis che coloro che si macchiano di reati che ricadono nel capo I del titolo II del libro secondo del codice penale (la concussione fa parte di questi) anche in caso di sentenza non passata in giudicato, e dunque proprio nel caso Tomasello, siano incompatibili con tutta una serie di attività della pubblica amministrazione. Tenuto conto di ciò che la legge prevede e che scatta anche con la sentenza di I grado, il garantismo lascia il tempo che trova e le dimissioni sarebbero un atto dovuto.
Senza volersi sostituire alla Magistratura e rispettando i Magistrati che si sono pronunziati e quelli che si pronunzieranno, non possiamo che ritenere deplorevole la reazione scomposta di Tomasello. Tra l’altro, come tristemente reso evidente dal servizio de “Le Iene” in circolazione sul web, il non vederci nulla di male nel vincere i concorsi per casato, è un costume endemico nella nostra povera università: non dimentichiamoci che insieme al Rettore è stata decapitata quasi per intero l’ex Facoltà di Veterinaria, con condanne importanti a personaggi storici che ancora imperversano nell’ambiente. Il 21 febbraio, quindi il giorno successivo alla sentenza, il Rettore invia una e-mail alla comunità accademica. Ci sono passaggi a nostro avviso molto gravi, ne citiamo solo uno, certi di non stravolgere il significato delle sue parole: “La comunità accademica, tuttavia, si deve interrogare sulle improprie conflittualità che, ancorché limitate, continuano a persistere al suo interno, portando a un inevitabile autolesionismo, e deve saperle individuare e isolare sul piano istituzionale in modo adeguato.”. Quindi, secondo il rettore è inopportuno da parte della comunità accademica dissentire, anche fortemente, con quanto espresso e rappresentato dal rettore.
La condanna in primo grado del Tribunale è solo una mera ratifica della condanna nei confronti del Prof. Tomasello che abbiamo da sempre espresso nei confronti della sua politica universitaria, del suo modo autocratico ed opaco di gestire la cosa pubblica, della sua intolleranza nei confronti della opposizione. Pertanto, per tutti i motivi riportati, gli attivisti del MoVimento 5 Stelle Messina si allineano alle posizioni del comitato “No Proroga Rettori”, chiedendo le immediate dimissioni dalla carica di rettore del Prof. Francesco Tomasello.
Noi, che siamo studenti, precari e strutturati di UniME, questa Università la amiamo. Siamo le gambe su cui cammina, le braccia con cui fatica e il cuore che la fa pulsare. L’obiettivo è riprendercela.
p.s. è possibile firmare la petizione per prendere le distanze dalla lettera del rettore a questo indirizzo: http://firmiamo.it/presa-di-distanza-dalla-lettera-del-rettore-unime