POPULISMO BATTE OLIGARCHIE DUE A ZERO

Che cosa è successo nelle elezioni scorse, sicuramente un terremoto politico, “ la gioiosa macchina da guerra” della coalizione di sinistra Pd-Sel doveva stravincere le elezioni, invece c’è mancato poco che il risorto Berlusconi con il Pdl stava per fare miracolosamente il fatidico sorpasso. Infine da registrare, il grande exploit di M5stelle di Grillo e Casaleggio, prevedibile, ma non nelle proporzioni. Il M5stelle diventa addirittura il primo partito, almeno alla Camera.
Dalle elezioni esce sconfitto Bersani e il Pd che anche se è arrivato primo non può dire di essere vincitore. Ha ragione chi nel web ha paragonato la sinistra e Bersani a un calciatore che sbaglia un gol a porta vuota. E non è la prima volta. I vincitori sono Grillo e per certi versi Berlusconi, vista la distanza proibitiva esistente tra Pdl e Pd, prima delle elezioni. Calogero Mannino, intervistato da Il Sussidiario.net dice che ci sono tre vincitori che nello stesso tempo sono tre perdenti. Nessuno tra il Pd, Pdl e M5stelle ha la maggioranza da solo. Anche se il Pd di Bersani ha la maggioranza alla Camera, grazie all’obbrobrio del premio di maggioranza. “La coalizione guidata da Bersani con il 29,54% dei votanti – che corrisponde al 21,42% del corpo elettorale – ha lucrato la maggioranza assoluta dei deputati, 340. E con un vantaggio dello 0,36% sulla coalizione Berlusconi ha preso 216 deputati in più. Il sistema assegna la maggioranza assoluta a una coalizione che il 78,6% degli elettori ha manifestato di non gradire. Un meccanismo elettorale pensato per tempi di alte percentuali di votanti e di bipolarismo oggi, palesemente, produce una straordinaria ingiustizia, che la Corte Costituzionale ha censurato tre volte e che anche giuristi stranieri cominciano a considerare non conforme a qualunque nozione di democrazia tollerata dalle carte europee”. (M. Introvigne, Hanno perso tutti tranne Grillo. Lo dicono i numeri, 27.2.13 Lanuovabq.it)
A questo proposito, il quotidiano «Repubblica» ha lanciato ieri la proposta provocatoria di riparare alla «rapina a mano armata» – che, ovviamente, sarebbe stata tale anche a ruoli rovesciati tra Bersani e Berlusconi – con un’azione degli stessi parlamentari che denunciano il risultato elettorale alla Corte Costituzionale, chiedendo la dichiarazione di incostituzionalità della legge elettorale vigente e un immediato più equo riparto dei seggi. Naturalmente non se ne farà nulla”.
I numeri sono di pietra, il numero dei votanti è sceso del 5,4%, da 80, 5 a 75,1%. “Tutti i partiti che avevano ottenuto seggi alle elezioni del 2008 hanno perso elettori, in modo davvero impressionante. Il PD, sceso da 12,1 milioni di voti a 8,6 ne ha persi tre milioni e mezzo. Il PDL, calato da 13,6 a 7,3 ha perso 6,3 milioni di elettori(…) La Lega, scesa da 3 a 1,4 milioni di voti, ha perso 1,6 milioni di voti. L’UDC ne ha persi 1,4 milioni, scendendo da due milioni a 0,6. L’Italia dei Valori ha generato Rivoluzione Civile di Ingroia ma il parto non è stato indolore: si ê passati da 1,6 a 0,7 milioni di elettori, con una perdita di 0,9 milioni. La Destra di Storace, passata da 0,88 a 0,22 milioni, ha perso esattamente tre quarti dei suoi sostenitori”. (Ibidem)
Dove sono andati a finire? Si domanda il sociologo Introvigne. La parte maggioritaria è andata a Beppe Grillo, l’unico che può dire di avere vinto le elezioni, con 8,7 milioni di elettori, un votante italiano su quattro. In pratica i partiti tradizionali hanno subito una emorragia di voti pari a 11,9 milioni di elettori che sono andati altrove, un record nella storia della Repubblica.
I dati ci dicono che “gli italiani non hanno considerata credibile nessuna delle proposte dei partiti tradizionali e hanno manifestato un confuso e disperato desiderio di cambiamento, che ha trovato sfogo in primo luogo in Grillo e in secondo nell’astensione. Il sistema elettorale ha poi prodotto un mostro”. Ha ragione Marcello Veneziani quando scrive andando controcorrente che il “Populismo batte oligarchie due a zero, gol di Grillo e di Berlusconi. Tra la vita reale del popolo italiano e l’assetto contabile, gli elettori hanno scelto la prima, ed è comprensibile. Hanno perso le oligarchie della finanza, d’apparato, dei media, della toga. Con Grillo la gente ha preferito chi massacra i poteri e non i poteri che massacrano la gente. Con Berlusconi la gente ha preferito all’idea punitiva del fisco e della giustizia, una visione remunerativa e risarcitoria”. (M. Veneziani, La doppia rivincita del popolo sovrano, 27.2.13 Il Giornale)
Il risultato delle elezioni politiche, almeno per il momento, ha evitato che l’attacco ai principi non negoziabili venga accelerato dal governo Bersani-Vendola. “Questo è dovuto ad una notevole rimonta, altrettanto imprevista, del centrodestra guidato dal Pdl. Questo è stato possibile per la volontà di tanti elettori di fare argine alle sinistre, indirizzando i voti sull’unica forza dichiaratamente alternativa alla sinistra”. (S. Fontana, Un risultato che evita il peggio, 26.2.13 Lanuovabq.it) Anche se per Marco Invernizzi, dirigente di Alleanza Cattolica, il futuro per i principi non negoziabili non è favorevole,“credo si possa facilmente pronosticare che il nuovo Parlamento li disprezzerà molto di più del precedente. Gli italiani non sono più divisi in due fra progressisti e moderati, seppure con diverse sfumature all’interno delle due coalizioni, ma il quadro è molto più complesso e negativo per i principi non negoziabili”. Peraltro, bisogna ammettere che è in corso un mutamento culturale profondo, è in atto una dissoluzione del corpo sociale e pare che il Movimento 5 stelle ha raccolto i risultati di questo processo. Tra l’altro, per Invernizzi, è una crisi che non nasce dalla politica e non troverà soluzioni dalla politica”.
E’ un quadro desolante, che non deve farci perdere la speranza, bisognerebbe ritornare al modello di Chiesa auspicato dal beato Giovanni Paolo II nel discorso di Loreto del 1985 e poi messo in atto dalla mirabile guida del cardinale Camillo Ruini, “una Chiesa presente che interviene direttamente nella vita del Paese con le proprie organizzazioni, saltando la mediazione dei partiti e rivolgendosi direttamente alle istituzioni. La Chiesa del Family day e del referendum contro l’abrogazione della legge 40 nel 2005, per intenderci”.Forse bisogna ripartire dall’auspicio che faceva monsignor Giampaolo Crepaldi dell’”Osservatorio Cardinale Van Thuan”, dopo il 26 febbraio bisognerà ricominciare a lavorare in un senso molto diverso.

DOMENICO BONVEGNA
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