Liberare il Pontificato "da ogni legame (e ancor più da ogni compromissione) con la finanza". Bisogna guardare alle cosiddette ‘banche etiche’. "Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in modo assoluto: in altre parole, più si concentrano in Roma e nella Curia decisioni e poteri, più i rischi di deviazione aumentano (le mura vaticane non riescono a chiudere fuori il peccato originale…)". Lo scrive Famiglia Cristiana, riportando il pensiero di Giorgio Campanini, storico e sociologo, che evidenzia una serie di priorità per il nuovo successore di Pietro.
Per Campanini è questa una istanza "fortemente avvertita dall’opinione pubblica", e in questa va compresa anche quella "ecclesiale". Campanini sottolinea che oggi esistono, in Italia e in numerosi Paesi, le banche etiche, nelle quali il credito è "accordato con criteri di grande severita’ e finalizzato soprattutto a progetti di sviluppo, con la totale esclusione di finalità speculative". E quindi "perchè non delegare a esse, o a consimili strumenti, ciò che ha a che fare con la finanza (fatta salva una snella Commissione di controllo)? La più totale trasparenza sarebbe in tal modo assicurata e i fedeli, che continuano a offrire generosamente il loro obolo, saprebbero che il denaro dato alla Chiesa, soddisfatti i bisogni legati al suo funzionamento, è destinato prioritariamente ai poveri del mondo".
Lo storico riconosce che "può apparire presuntuoso che chi e’ soltanto un modesto laico osi dare consigli al Papa che verra’", e però "il Concilio ci ha abituato alla cristiana ‘franchezza’, e in questo spirito sia consentito esprimere alcuni voti, che corrispondono ad altrettante possibili priorita’". Detto dello Ior e del ricorso invece alle banche etiche, una indicazione – dice lo storico -è "ripensare i poteri del Papa e decentrare il più possibile una serie di decisioni, da quelle sui ministeri laicali a quelle sulla designazione dei vescovi (fatto salvo il finale placet, o anche non placet, del Papa). Analogamente molte forme di contenzioso, a partire dalle nullità matrimoniali, potrebbero essere delegate alle Conferenze episcopali nazionali. Insomma, ridurre il compito di direzione e di guida del Pontefice a ciò che è realmente essenziale per la vita della Chiesa, favorendo in essa una reale sinodalità".
Una seconda istanza concerne quell’invito alla "corresponsabilità laicale cui richiamano numerosi documenti postconciliari, primo fra tutti la Lumen gentium, ma che non si è tradotto, in sede centrale (ma spesso, salvo eccezioni, nemmeno in sede locale) in adeguati comportamenti conseguenti". Quante cose potrebbero essere affidate a laici competenti e preparati – dice Campanini – "senza mettere in discussione nè il ministero petrino nè il valore del sacerdozio (che è non solo di alcuni ma che è comune a tutti i fedeli, come ricorda la Lumen gentium)". E per lo storico è "inutile sottolineare che questa corresponsabilità laicale dovrebbe essere declinata anche e soprattutto al femminile, per arricchire la Chiesa di quel ‘genio’ che il magistero di Giovanni Paolo II (Mulieris dignitatem) ha riconosciuto ma ha sin qui trovato solo parziale applicazione nella vita della Chiesa".