Gli attivisti del MoVimento Cinquestelle di Messina fanno della riflessione sui fatti accaduti in provincia un’accorata voce di impegno e di sfida. Impossibile fare a meno di considerare, con il giusto peso, la tempesta abbattutasi sulla nostra provincia alla quale gli inquirenti hanno dato il nome “fake”, termine inglese dal significato di falso, alterato, contraffatto. Nell’era di internet viene chiamato “fake” chi mente su alcune caratteristiche importanti della propria persona: così chi partecipa a una discussione con elementi di medicina fingendosi medico… o di politica fingendo di fare gli interessi della comunità. E così, ancora una volta, Messina è la provincia dei record: delle primarie, nelle quali una delle persone indagate, senza passato politico e proveniente da un piccolo paese, raggiunge 11 mila voti; delle politiche, nelle quali la stessa persona viene eletta ed indagata prima dell’insediamento. Non desideriamo accusare nessuno, fermamente convinti che a ciò penserà la magistratura, nella quale riponiamo la nostra completa fiducia; come siamo certi che la colpevolezza viene decretata da più gradi di giudizio. Ma se abbiamo una certezza ancora più ferma è il desiderio di consegnare il futuro dei nostri figli ai cittadini onesti perché lo tutelino, non certo a chi vuol farne preda. I vertici PD hanno deciso di commissariare il circolo di Patti e di sospendere i dodici raggiunti da misure cautelari: ma non hanno sospeso né la neoeletta alla camera Gullo, né il consigliere provinciale, Gullo anche lui. Vogliamo allora rivolgerci direttamente a loro, chiedendo a gran voce un sussulto di orgoglio, con il quale rassegnare le dovute dimissioni, per affrontare e risolvere serenamente le vicende che li vedono coinvolti. Si richiede un gesto coraggioso di rispetto delle istituzioni, dei cittadini che li hanno votati e del nostro territorio; un gesto proprio di individui liberi e risoluti, come chi sa difendere chi li ha investiti dell’onere e dell’onore della rappresentanza. Un gesto di cuore, come fece Enzo Tortora, che con le sue dimissioni rinunziò all’immunità parlamentare per affrontare i suoi accusatori, da uomo qualunque, senza difese e privilegi: perché se tutto ciò fosse capitato a l’uomo qualunque, egli avrebbe avuto solo una chance: essere innocente! E a loro va il nostro sincero augurio di dimostrarlo, in un momento come questo dove l’unica garanzia per la fiducia della nostra gente è un doveroso passo indietro e non certo un privilegio istituzionale.