No grazie! A Messina è così che si risponde quando si parla di cose da realizzare. No grazie, quasi fosse peccato provare a costruire qualcosa che non c’è. No grazie, al Ponte, no grazie al cambiamento, no grazie alle novità. No grazie, come se tutto quello che c’è vada bene: eppure la gente fa fatica ad arrivare alla fine del mese. Però, no grazie. Questo perché a Messina si deve distruggere piuttosto che progettare così non ci saranno mai rivoluzioni produttive ma solo involuzioni civili. A Messina c’è un cavaliere solitario, che da decenni tiene viva la memoria di una grande tradizione culturale, spesso misconosciuta: il nonfarniente, messinese e non solo. Inutile fare nomi: il cavaliere solitario è l’insieme di tanti volti, il prodotto di tante squallide porcherie culturali colorate di verde. Si marcia contro il Ponte ma si tollera il sacco edilizio: ne avessero fatte di battaglie serie non avremmo oggi tutte quelle costruzioni di dubbio gusto. Dietro l’orrore del ricatto c’è molto di più di una tangente: c’è lo scambio della protesta popolare in cambio di un favore strettamente personale. Non ci riguarda la spiegazione psicoanalitica delle diverse forme di amore per Messina: capiamo che tra i diversi passaggi si contempla quello del dominare una comunità. Anche con quel no grazie si tiene sotto scacco coloro che vorrebbero rispondere sì: chi li tutelerà? Prima di presentare ai cittadini dei candidati bisognerebbe tutelarli non solo da pericolosi avventurieri ma anche da sedicenti pacifisti che usano però la violenza del no grazie per uccidere le speranze di altri.