La Corte d’appello di Palermo, presieduta da Raimondo Lo Forti, ha condannato a 7 anni l’ex senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. La stessa pena era stata inflitta nel processo di secondo grado parzialmente annullato dalla Cassazione un anno fa. La sentenza è stata pronunciata nell’aula bunker di Pagliarelli, dove Dell’Utri era presente e ha ascoltato il verdetto accanto ai suoi legali. I giudici si erano ritirati in camera di consiglio stamattina poco dopo le 10.40, ascoltate le repliche del procuratore generale, Luigi Patronaggio, e dei difensori di Dell’Utri, gli avvocati Massimo Krogh e Giuseppe Di Peri.
Il Pg aveva chiesto la conferma della condanna a sette anni. Prima che i giudici si ritirassero, Dell’Utri aveva reso dichiarazioni spontanee in aula. Aveva negato di aver mai aiutato la mafia, ma aveva rivendicato ancora una volta i rapporti col boss Vittorio Mangano, lo "stalliere di Arcore" da lui definito "una persona normalissima". Tecnicamente la Corte ha rideterminato la pena sulla sentenza di primo grado, attendosi ai principi enunciati dalla Cassazione nella sentenza con cui un anno fa aveva annullato il primo processo d’appello. La Corte ha considerato il giudicato riguardante i fatti fino al 1978, per i quali Dell’Utri è stato ritenuto colpevole, mentre e’ stato assolto per quelli successivi.
La Corte, "decidendo in sede di rinvio disposto dalla Cassazione con sentenza del 9 marzo 2012 e in parziale riforma della sentenza del Tribunale di Palermo", e "tenuto conto dell’assoluzione irrevocabile proncunaitab dalla Corte di appello di Palermo con sentenza 29 giugno 2010 con riferimento alle condotte contestate per il periodo successivo al 1992, e avuto riguardo alle condotte contestate fino al 1992, ridetermina in anni sette di reclusione la pena" hanno scritto i giudici nel dispositivo della sentenza letto in aula dal presidente Raimondo Lo Forti. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.