L’ELEZIONE DI FRANCESCO TRA CRISI E SPERANZA NELLA CHIESA

Jorge Mario Bergoglio è il primo papa nella storia a venire dalle Americhe, il primo sudamericano e in generale il primo papa dell’emisfero meridionale, il primo gesuita. E sceglie un nome che nessun papa prima di lui ha mai portato: Francesco. Ma malgrado tutto questo spostamento verso Ovest, per Vittorio Messori, “l’Europa resta il centro strategico e pensante del cattolicesimo, il centro anche della crisi, poiché qui è nata e prosegue la secolarizzazione più accentuata, qui é assai maggiore che altrove la caduta delle vocazioni sacerdotali dei praticanti”. L’elezione di un papa argentino tra le tante cose mi ha fatto pensare alla tesi espressa dal filosofo argentino Alberto Caturelli nel suo ottimo libro Il Nuovo mondo riscoperto, edito dalle edizioni Ares nel 1992, dove sostiene che l’America Ispanica, "il Continente della speranza", come l’ha chiamato Giovanni Paolo II, è chiamata a svolgere un compito analogo a quello portato a termine dai missionari del secolo XVI e consistente nella distruzione degli idoli prometeici creati dal mondo moderno, l’ideologismo, il democratismo, il consumismo. Questo sforzo di demitizzazione deve essere accompagnato da una operazione di riconquista interiore e di evangelizzazione del mondo, affinché la Croce piantata a Guanahaní — poi San Salvador — possa essere nuovamente inalberata nel Vecchio Mondo. Caturelli metaforicamente auspica un V° viaggio di Cristoforo Colombo, ma questa volta al contrario. Con questo pensiero ho letto l’ottimo volumetto, La Chiesa di Francesco, di Vittorio Messori, pubblicato da Il Corriere della Sera, il noto scrittore cattolico è riuscito mirabilmente a sintetizzare in 128 pagine tutti i vari“nodi crisi” che attraversano la Chiesa tutta. Il testo scritto con un linguaggio semplice affronta quei temi che Messori ha esposto in tanti libri nella sua lunga e ricca carriera di notista e scrittore. Soltanto nell’ultima parte del testo si occupa della figura di papa Francesco, stilando un’agile biografia del papa argentino. Non tralasciando quegli aspetti controversi quando Bergoglio, si trovò ad affrontare gli anni della dittatura militare argentina, per questo aspetto vi rinvio all’ottimo articolo del professore Massimo Introvigne su la Nuovabq.it., “La macchina del fango contro papa Francesco”, (15.3.13).
Ma tra le caratteristiche più qualificate di Jorge Mario Bergoglio c’è la semplicità, e l’umiltà, per questo più volte additato a modello da Benedetto XVI. Celebrando la Giornata del Catechista, nel 2010, dichiara: “Il rinnovamento della pastorale e della catechesi non dipenderà da grandi programmi e strutture, ma da uomini e donne nuovi che incarnino questa tradizione e novità, come discepoli di Gesù Cristo e missionari del suo Regno”.Bergoglio auspica una Chiesa che passi da regolatrice a facilatrice della fede. Sempre in riferimento alla catechesi, afferma che “Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescità”. Bergoglio diventa l’araldo di una fede condivisa, donata, occorre mettersi sempre in una prospettiva di missione. Da cardinale organizzava messe e pubbliche preghiere nelle piazze e nelle strade, utilizzava come strumento di evangelizzazione usando anche la rete. Il direttore di Radio Maria argentina, intervistato da padre Livio ricordava che il cardinale Bergoglio aveva a cuore la radio sostenendola.
Messori nel libro menziona l’impegno del cardinale nei confronti degli ultimi a cominciare da quelli minacciati dall’aborto, nel 2006, quando il governo argentino propone di legalizzare l’aborto, Bergoglio si schiera nettamente contro la proposta, negando la comunione a quei politici che avallino l’aborto. Nel 2009 il cardinale si scaglia contro l’unione tra due uomini autorizzata dalla corte di giustizia argentina definendola “assolutamente illegale”. Papa Francesco che alcuni considerano progressista, secondo Messori può essere considerato un conservatore, almeno per quanto riguarda il fronte della dottrina religiosa. Anche se i termini conservatore e progressista valgono fino ad un certo punto. Nel 2012 in una intervista, il cardinale Bergoglio aveva affermato che “bisogna uscire da se stessi, andare verso la periferia. Si deve evitare la malatti aspirituale della Chiesa autoreferenziale: quando lo diventa, la Chiesa si ammala. E’ vero che uscendo per strada, come accade a ogni uomo e a ogni donna, possono capitare degli incidenti. Però se la Chiesa rimane chiusa in se stessa, autoreferenziale, invecchia. E tra una Chiesa accidentata che esce per strada, e una Chiesa ammalata di autoreferenzialità, non ho dubbi nel preferire la prima”.
Vittorio Messori nell’introduzione confessa di aver previsto l’elezione a papa dell’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio, “Doti da indovino, confidenze del Paraclito, collegamenti occulti con le Sacre Stanze cardinalizie?Macchè non facciamola grossa, solo un poco di conoscenza della realtà della Chiesa attuale”. In pratica Messori era convinto che anche in questo Conclave c’era spazio per un’altra scelta geo-politica, come quella per Karol Wojtyla, per questo ha pensato al “continente della speranza”, all’America del Sud, il continente cattolico per eccellenza nell’immaginario comune, quello grazie al quale lo spagnolo è la lingua più parlata nella Chiesa. E’ un continente che la Chiesa sta per perdere, il Sudamerica“abbandona il cattolicesimo al ritmo di migliaia di uomini e donne ogni giorno. Ci sono cifre che tormentano gli episcopati di quelle terre: dall’inizio degli anni Ottanta ad oggi, l’America Latina ha perso quasi un quarto di fedeli. Dove vanno? Entrano nelle comunità, sette, chiesuole degli evangelicals, i pentecostali protestanti (…)”. Ma la colpa della crisi in America è anche dalle “teologie politiche dei decenni scorsi, predicate dai preti e frati divenuti attivisti ideologici, hanno allontanato dal cattolicesimo quelle folle, desiderose di una religiosità viva, colorata, cantata, danzata. Ed è proprio in questa chiave attraente che il pentacostalismo interpreta il cristianesimo ed attira fiumane di transfughi dal cattolicesimo”. E’ questa l’eredità che Jorge Mario Bergoglio, raccoglie. Trova una caduta delle vocazioni alla vita religiosa che, soprattuto in Europa, ha spopolato le case canoniche delle parrocchie e i conventi. Trova un mondo che sembra sempre più secolarizzato, ostaggio della nuova ideologia egemone, il “politicamente corretto”, in più, deve fare i conti, all’interno della Chiesa, con le rivalità, i protagonismi, i vizi e la disobbedienza. 

DOMENICO BONVEGNA
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