è IL TURNO DELL’UOMO FORTE?

In queste settimane mentre si assiste alle penose ed estenuanti trattative per un nuovo governo, si è quasi tentati di auspicare o di sostenere un governo autoritario, magari una dittatura anche se oggi è “politicamente scorretto”, soprattutto per chi si professa cattolico. Per la verità la Chiesa cattolica tutte le forme di governo sono in sé lecite; ciò che le rende buone o cattive sono le leggi che esse fanno. E’ arrivato il momento di un “dittatore”, di un “chirurgo di ferro”, di un uomo forte per guidare il nostro Paese frantumato e allo sbando? Non allarmatevi non sto pensando alle cosiddette dittature o ai vari totalitarismi socialcomunisti, nazisti o fascisti del secolo scorso. O meglio l’uomo forte a cui ho pensato in questi giorni appartiene si al 900 ma sicuramente non può essere ascritto alle sanguinose ideologie del secolo scorso, senza idealizzarlo, mi riferisco ad Antonio de Oliveira Salazar, capo del governo portoghese dal 1936 al 1968. “La vulgata storica dominante ha catalogato la vicenda politica di António de Oliveira Salazar sotto il ramo dei fascismi, di quei movimenti politici che, sull’esempio dell’esperienza mussoliniana, si affermarono, sia pur con caratteristiche diverse, negli anni Trenta del Novecento in molti stati europei. Ma, a ben vedere, questa risulta essere una banale semplificazione a cui va contrapposta una più accurata verità. E non solo perché alla fine degli anni Trenta il regime salazariano dichiarerà illegali e reprimerà tutti quei movimenti che si richiamavano apertamente al fascismo italiano o al nazismo tedesco”. (Gennaro Sangiuliano, Anche Salazar era un sig. Preside, 26.2.12, Il Foglio) E poi se una parte degli italiani si è affidata a un comico come Grillo o addirittura implora Napolitano a prolungare il suo mandato presidenziale, un uomo politico come Salazar sicuramente potrebbe governare il nostro Paese; c’è solo un problema, attualmente non esiste un altro Salazar. Sull’uomo politico portoghese non ci sono tanti scritti, consultando la rete ho trovato altri due interventi dell’anno scorso che facevano riferimento proprio a Salazar. Il primo è di un noto giornalista Piero Ostellino che in un fondo sul Corriere della Sera del 13 marzo in riferimento a certi intellettuali, che tifavano per il governo dei tecnici, scriveva:“Si chiedono – neppure tanto fra le righe – se non sarebbe meglio rinviare le elezioni, comprese quelle di fine legislatura, nel 2013, e andare avanti indefinitamente col salazarismo in salsa bocconiana. Avrebbe il pregio di evitare il ritorno dei partiti a opera del ‘popolo bue’”. E proprio a questo articolo si richiama un interessante commento apparso su un blog che non conoscevo, l’internauta-online.com.,l’articolista dopo aver citato una serie di interventi a favore della continuità del governo Monti, per far uscire i partiti dal discredito in cui sono caduti, si congratulava con Ostellino per il riferimento a Salazar e fa una breve cronologia del presidente portoghese.“In effetti agli inizi Antonio de Oliveira Salazar fu un Mario Monti. Era un importante, austero professore 36enne di economia a Coimbra, primo ateneo del Portogallo, nel 1926 quando lo fecero ministro delle Finanze perché fermasse il dissesto lusitano. Era stato novizio gesuita, destinato al sacerdozio. Risanò i bilanci, impose sacrifici, seppe fare. Sei anni dopo divenne capo del governo e da allora le parvenze liberal-democratiche finirono (…)
Sotto il Professore il paese migliorò. Dette una mano al movimento di Francisco Franco, però rispetto all’autoritarismo spagnolo lo Stato corporativo di Lisbona fu più lontano dal fascismo. Il regno di Salazar terminò solo nel 1968, per una paralisi che due anni dopo spense il semi-dittatore”. (A.M. Calderazzi, Salazar esordì come Monti, marzo 2012 internauta-online.com)
Un solo problema: il parallelismo tra Monti e Salazar non regge, perchè il professore della Bocconi ha peggiorato l’economia del Paese mentre Salazar l’ha migliorata eccome.
Nella prima metà del XX secolo, il Portogallo era afflitto da una profonda crisi economica a cui si aggiungeva l’instabilità politica data da numerosi governi che si sono susseguiti in pochi anni senza riuscire a far progredire il paese e il malcontento crescente della popolazione, sempre più oberata dalle tasse e stanca dell’incapacità governativa dei politici, spesso corrotti e disonesti.
Vedendo il paese sfaldarsi lentamente, la classe dirigente portoghese decise di affidare il paese a un uomo capace ed eclettico, Antonio de Oliveira Salazar. Fu nominato primo ministro nel 1932 e, infine, sull’onda del suo successo personale e sui buoni risultati delle sue manovre politiche, fu a capo della più lunga dittatura europea del Novecento, dal 5 luglio 1932 al 26 settembre 1968.
Salazar diede vita a un nuovo stato portoghese l’”Estado Novo”. Salazar era convinto che il problema nazionale era “innanzitutto un problema di educazione e poco importa cambiare regime o partito se non si inizia innanzitutto a cambiare gli uomini. Occorrono dei veri uomini ed è necessario educarli”. Lo ha scritto Jacques Ploncard D’Assac, che fu consigliere del capo di Stato portoghese, nel suo Salazar (tradotto in Italia da Il Borghese, 1968). La concezione politica di Salazar è la filosofia sociale, della Chiesa, dei Padri ecclesiastici, specialmente di San Tommaso. Ma prima della Politica, secondo Salazar, bisogna occuparsi dell’uomo: “l’uomo deve essere educato ad essere padrone del suo corpo, dei suoi sentimenti e delle sue passioni e a realizzare la sua finalità nella società nella quale vive, a nulla vale la struttura politica o la forma di governo (…) Non si può organizzare lo Stato, la societas o la polis, se prima non si educa l’uomo e le famiglie che la costituiscono”. Salazar in Portagallo non ha voluto la creazione della democrazia cristiana, ma ha lavorato per l’inserimento dei principi cattolici nella vita sociale e politica del suo Paese. Per quanto riguarda la questione operaia, la risolve secondo i principi dati da Leone XIII nell’enciclica Rerum Novarum del 1891 e ripresi da Pio XI nella Quadragesimo anno del 1931. Salazar evita gli scogli del socialismo e del liberismo, fondandosi sopra la Dottrina Sociale della Chiesa. Salazar ebbe contatti con i vari ditattori del 900, ma non condivise il loro cesarismo e la statolatria pagana. Piuttosto vedeva il pericolo maggiore nel comunismo sovietico che minacciava l’Europa. Per vincere l’ideologia sovversiva comunista non bastava un anticomunismo negativo, occorreva un’alternativa dottrinale positiva. Era convinto che l’Europa avesse una missione civilizzatrice universale, ma poteva compierla soltanto se restava ancorata alle sue radici greco-romane e cristiane. Ma Salazar, già allora costatava che “l’Europa si vergogna di professare la sua alta missione educatrice e civilizzatrice cui Dio l’ha chiamata”. Verso la fine della sua vita intervistato da un cronista che gli chiedeva se non fosse pentito di aver tenuto il Portogallo lontano “dal progresso, dalla modernità e dal liberalismo”, gli ha risposto: “e le pare poco?” Questa frase racchiude tutta la grandezza di Salazar. Chiudo facendo riferimento al miracolo Fatima in Portogallo, il 13 maggio 1931, i vescovi portoghesi consacrarono solennemente il proprio paese al Cuore Immacolato di Maria per preservare il Paese dal contagio Comunista che stava divampando in tutta Europa, e specialmente in Spagna. Come risultato di tale Consacrazione, il Portogallo sperimentò una grande rinascita cattolica. “Durante questo periodo, il Portogallo godette di un drastico aumento delle vocazioni sacerdotali. Il numero dei religiosi quasi quadruplicò in 10 anni. Le comunità Religiose aumentavano allo stesso modo. Fu davvero un enorme rinnovamento della vita Cristiana, che dette i suoi frutti in molte aree, tra cui lo sviluppo di una stampa Cattolica, di una radio Cattolica, di pellegrinaggi, ritiri spirituali, ed un robusto movimento di Azione Cattolica integrato nell’ambito della vita parrocchiale e diocesana”. In una lettera pastorale dei vescovi c’era scritto: “Chiunque avesse chiuso i propri occhi venticinque anni fa e li avesse aperti solo ora, non riconoscerebbe più il Portogallo, così vasta è stata la trasformazione compiuta da quel piccolo ed invisibile fatto dell’apparizione della Beata Vergine a Fatima. La Madonna desidera davvero salvare il Portogallo”. Inoltre, “ebbe luogo un miracolo di riforme politiche e sociali, in accordo con i principi sociali Cattolici. Poco dopo la Consacrazione del 1931, ascese al potere Antonio Salazar, un leader Cattolico portoghese; egli inaugurò un programma Cattolico e contro-rivoluzionario. Fece di tutto per creare, per quanto possibile, un ordine sociale Cattolico in cui le leggi del governo e le istituzioni sociali si armonizzassero con la legge di Cristo, il Suo Vangelo e la Sua Chiesa.2 Fiero avversario del socialismo e del liberalismo, si oppose a “tutto ciò che diminuisce o dissolve la famiglia.” Il Presidente Salazar non fece solo dei bei discorsi: Egli promulgò leggi in favore della famiglia, tra cui alcune che disapprovavano il divorzio (…) Gli effetti di questa legge furono che i matrimoni Cattolici non diminuirono di numero, ma anzi aumentarono, tanto che per il 1960, quasi il 91% di tutti i matrimoni celebrati in Portogallo erano matrimoni canonici. (www.fatima.it)
L’uomo politico portoghese ricevette il plauso e la benedizione di Papa Pio XII per i suoi sforzi. Pio XII disse: “Lo benedico con tutto il mio cuore, ed esprimo il mio più ardente desiderio affinchè egli sia in grado di completare con successo il suo lavoro di ristorazione nazionale, sia spirituale che materiale.” (Citazione da Tutta la Verità su Fatima, vol. II, p. 412). 

DOMENICO BONVEGNA
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