Il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano, interviene sul nodo della crisi e sul ruolo della politica più attenta alla scelta dei candidati e alle regole che alla condizione del territorio e dei suoi abitanti.
“In queste settimane, da diversi soggetti, tra i quali da ultimo la Cgil di Messina con il 3° Rapporto sulla condizione occupazionale nella nostra provincia, sono stati diffusi dati allarmanti sui principali indicatori delle condizioni del territorio: la crisi del lavoro, la povertà, la crescente difficoltà dei giovani, delle aziende, di interi settori produttivi che da anni continuano a subire un processo di ridimensionamento. Fenomeni che hanno la loro visibilità maggiore nelle botteghe chiuse, nei troppi cartelli vendesi e affittasi, nell’escalation di tensioni sociali legate ai temi del lavoro, nel ritorno alle rapine nelle farmacie e nelle banche e anche nei gesti estremi di chi non vede la luce oltre il tunnel. Ad aggravare questo quadro c’è la crisi finanziaria degli enti locali, determinata dai tagli ai trasferimenti nazionali, che nella nostra realtà sta trascinando a fondo le partecipate e l’insieme dei servizi pubblici ai cittadini, servizi che proprio nei momenti di maggiore difficoltà diventano elemento nodale di sostegno e di reddito, dai trasporti pubblici, alla mensa scolastica fino ai servizi sociali solo per citarne alcuni. Questa condizione, con il Comune di Messina sull’orlo del dissesto o addirittura oltre, richiede scelte condivise ma nette, scelte che non possono essere neutre e che non possono più essere a danno dei soggetti più deboli, né a vantaggio dei soliti noti. Scelte da assumere rapidamente, per cercare di una strada per uscire dalla crisi. In una situazione così drammatica dai candidati sindaco e dalle forze politiche, dai movimenti civici assistiamo solo a un dibattito su come si sceglie o non si sceglie il personale politico, su come dovrebbe funzionare il sistema politico, su chi sarà il candidato di questa o quella parte. O, in alternativa, a un generico e generalizzato attacco alla politica. Sulla condizione che stiamo vivendo, sul dramma delle aziende che chiudono, della gente che perde il lavoro e decide di farla finita, sulle prospettive per i giovani, su come far ripartire il lavoro e la produttività, su proposte e soluzioni, nulla o quasi. E in questo anti politica e cattiva politica sono simili: guardano al proprio ombelico”.