In un Paese civile e veramente democratico saremmo già dovuti scattare dalle sedie e scendere in piazza a protestare, invece, trovandoci in Italia, continuiamo tranquillamente a scaldare le sedie dei nostri uffici e portiamo avanti la nostra personale rivoluzione a colpi di “Like” su Facebook.
Su giornali e televisioni, ma anche attraverso fiumi d’inchiostro stampato su fogli rilegati in libri dagli sfruculianti titoli, continuamente ci viene detto che bisogna farla finita con la “casta” e con il vecchio modo di fare e concepire la politica; ci viene continuamente ripetuto che oggi, se veramente vogliamo riprenderci dalla crisi e dal declino che ammorba il nostro Paese, c’è bisogno di aria nuova, c’è bisogno di giovani che non vogliono avere più niente a che fare con giochetti di poteri, con le parentopoli, con i trombati della politica che vengono sistemati nelle miriadi di posti di sottogoverno che la politica crea, garantisce e gestisce appositamente per perpetrar se stessa all’infinito. E più tutti costoro seguitano a ripeterci queste belle cose, più siamo pervasi dalla sensazione che, in fin dei conti, ad essi ciò che veramente interessa è soltanto garantirsi un posto all’interno di quel sistema che, a parole, dicono di voler combattere.
Prendiamo il caso del governatore Crocetta, il quale ha promosso la propria candidatura a presidente della regione con slogan del tipo: “Crocetta, la rivoluzione dei Siciliani” oppure “Crocetta, la rivoluzione è già iniziata” e così via: ma a quale rivoluzione si riferisce Crocetta? Forse a quella che lo ha spinto a nominare Ingroia rappresentante della Regione Sicilia con ufficio a Roma e ciò nel chiaro tentativo di favorirlo dopo che l’ex pm ha rinunciato all’incarico assegnatogli dal Csm come magistrato ad Aosta? E’ questa la rivoluzione che ha in mente Crocetta, cioè quella di privilegiare i soliti volti noti?
Com’era prevedibile che fosse Ingroia si è detto subito disponibile ad accettare l’incarico proposto da Crocetta, incarico che, facciamo notare, sarà retribuito ed equiparato ad un qualsiasi ruolo dirigenziale della Regione. Ci permettiamo allora di avanzare qualche osservazione e domanda al “rivoluzionario governatore”: perché mai un Siciliano qualunque deve rassegnarsi a perdere il lavoro o a lasciare la propria regione per sbarcare il lunario, mentre Ingroia deve comunque essere garantito e favorito? Per quale motivo si è scelto Ingroia e non altre personalità ugualmente qualificate per ricoprire tale incarico? Siamo proprio sicuri che Ingroia a Roma si occuperà di rappresentare la Sicilia e non già di dedicarsi della ricostruzione della sua creatura politica, Rivoluzione Civile, e ciò a spese dei contribuenti Siciliani?
Ecco, tutte queste domande e altre sarebbe bello se trovassero risposta. Altrimenti il sospetto è quello che il governatore voglia garantirsi una copertura giudiziaria che metta al riparo il proprio cammino politico da eventuali inchieste giudiziarie. Insomma, sembra proprio che stavolta Crocetta voglia replicare in Sicilia quello che possiamo definire “Modello Italia” che ha visto il Pd nominare Grasso a presidente del Senato.
Nicola Currò