Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, ha annunciato in un comunicato che c’è intesa con il Pdl per una soluzione largamente convergente per il Quirinale: ”Mi pare che la ricerca di una soluzione ampiamente condivisa sia a buon punto”. Subito dopo, con un passaparola, ha preso forma l’identikit dell’accordo: Franco Marini. Ex segretario della Cisl, ex esponente della Dc e del Ppi, ex presidente del Senato, Marini avrebbe ottenuto il placet di Silvio Berlusconi come soluzione per decidere il nuovo inquilino del Quirinale. Ultimo passaggio, forse non soltanto formale, resta l’assemblea dei parlamentari del Pd e di Sel che alle 21 prende il via al Teatro Capranica. In questa sede la cinquantina di parlamentari renziani dovrebbero confermare il loro disaccordo per questa soluzione. Lo stesso hanno annunciato di fare i parlamentari di Sel. Nichi Vendola, nel pomeriggio, aveva detto in Sala stampa di Montecitorio che occorreva ”prendere sul serio le indicazioni di nomi venute dal M5S”. Pur non facendone il nome, era chiara la predilezione di Vendola per Stefano Rodotà. Tra le fila, per un breve periodo, dal gruppo bersaniano si e’ fatto trapelare anche il nome di Sergio Mattarella, costituzionalista, ex Ppi. Un no a Marini potrebbe arrivare anche da giovani deputati piddini, come Beppe Civati, anche se alla fine i numeri, sommando i voti di Pd, Pdl e Scelta civica, potrebbero bastare gia’ alla prima votazione di domani mattina.
In mattinata, a Montecitorio i bookmaker avevano puntato su Massimo D’Alema. Nel primo pomeriggio il pendolo si e’ improvvisamente spostato su Marini che ha pero’ fatto fin dall’inizio parte del gruppo dei possibili candidati al Quirinale. Dal fronte del Pdl si e’ tornati a insistere sul nome di Marini. E c’e’ chi non esclude che possa essere addirittura D’Alema a presiedere un ”governo del Presidente”.
L’interpretazione piu’ gettonata dell’eventuale elezione di Marini che circola in Transatlantico e’ quella che la esalta come primo passo di un ”prossimo governissimo o di un governo del Presidente”. Quindi elezioni anticipate rinviate, almeno per un po’. Ritorno alla distensione nei rapporti Pd-Pdl sarebbe l’ulteriore passaggio, incuranti delle reazioni del M5S. Beppe Grillo incasserebbe in questo caso la realizzazione della sua profezia: ”Inciucio per il Quirinale, poi governo Pd-Pdl”.
I primi commenti dal Pd parlano di una soluzione che ”ha salvato il partito”. Gli ex Margherita e gli ex PPi non avrebbero votato D’Alema o Romano Prodi? Tutto sembra deciso per domani, quando alle 10 inizieranno le votazioni per il Capo dello Stato. Ma resta l’incognita del voto segreto. Se Marini non sara’ eletto al primo scrutinio (672 i voti del quorum), tutti i giochi si potrebbero riaprire.