Radio Zanca: Emigrazione, espressione di una città malvagia

I numeri parlano. Raccontano una Messina in continuo cambiamento dove meritocrazia, lavoro, stabilità, famiglia significano emigrazione. La politica da queste parti ricorda quelle stelle che si vedono quando il trapano tocca il nervo: chi ha amministrato la città ha ottenuto il massimo potere con il minimo sforzo, confessiamolo. Non c’è dialogo di culture, scambio di esperienze e intreccio di “luoghi”. I fenomeni migratori rappresentano infatti una delle espressioni più significative del fallimento amministrativo del centrodestra: chi scappa da Messina lo fa per scacciare i demoni della marketta, la sottomissione a un potere che uccide la speranza, azzera il presente. Un SISTEMA che fa della disinformazione la sua forza e gli ultimi sono cittadini di un dio minore. Gli ultimi non hanno voce, né luogo di appartenenza: gli ultimi sono i polli da spennare! I cartelloni pubblicitari per le Amministrative sono già in bella mostra: sono utili, però, creano dinamismo lavorativo e sociale, pongono nuove sfide al concetto di politica che spesso, quando passa dalla teoria alla pratica, perde di appeal e finisce per sbiadire. I numeri raccontano un Comune che da tempo ha smarrito il buonsenso e persino il pudore: con fatica, con politiche contrastanti, con il passo rimasto spesso indietro rispetto alla portata dei cambiamenti vissuti e lo sguardo offuscato da stereotipi difficili da superare. Quanta retorica nelle manifestazioni sponsorizzate dal SISTEMA MESSINA. E’ proprio vero mancano i candidati di un dio minore. E proprio i numeri diventano un punto da cui ri-partire per analizzare e comprendere il fenomeno della città emigrante, al di là delle strumentalizzazioni di parte, dei proclami allarmisti, dei facili pietismi. Va bene, politica: parliamo di sprechi e raccomandazioni. Rendiamo onore a coloro che si impegnano per il sociale senza scopo di lucro. Diamo merito a chi compie il proprio dovere solo perche crede in una idea di città che tutela tutti. Risvegliamoci dal lungo torpore: ma chi l’ha detto che la dignità è in vendita? Forse la politica? Bella questa! La politica del Gin Tonic, sicuramente. Questa razza bastarda che occupa abusivamente gli spazi. Una politica schizofrenica: c’è gente che si candida pur non avendo nulla da dire. C’è gente che si candida perché convinta che così troverà (forse) lavoro. C’è gente che si candida come se stesse partecipando a Miss Italia: con tanto di misure e foto glamour su Fb. Per fortuna che c’è il Movimento 5Stelle, sarebbe il caso di dire. Ma basterà votare per sindaco Maria Cristina Saija per abbattere il muro di gomma eretto dal SISTEMA? L’opinione pubblica è colpita soprattutto dai flussi di ingresso di impresentabili in alcune liste. Anche qui, pochi numeri servono a fare chiarezza. In realtà gli arrivi via zone degradate, fasce a rischio, parentele scomode che attraverso i volantini catalizzano l’attenzione dei media, rappresentano il fenomeno più visibile ma non il più consistente: c’è di peggio, credeteci. Il degrado morale in cui è caduta la città non è solo via di passaggio ma anche paesaggio di tante porcherie (scambi sessuali, posti di lavoro, appalti) di cui spesso si ignora l’esatta dimensione del fenomeno. I numeri parlano anche per coloro che hanno perso la speranza: al fondo dei dati c’è la vera sfida che chiede di armonizzare e rinnovare le politiche sociali. I numeri rivelano soprattutto l’urgenza di una sfida non più futura ma attuale e presente: considerare gli onesti come nuovi cittadini, parte essenziale di una comunità globalizzata, intrecciata, metafora e rappresentazione umana della Rete tecnologica. Il messaggio dei numeri in fondo è uno solo: ripensare, finalmente, la cittadinanza. Il senso di appartenenza.