Nemmeno il tempo per la neo eletta Ministra alle Pari opportunità Josefa Idem di esprimere un interessante "sì" per una timidissima legge sulle unioni civili che le sirene antifamiliste dell’omofobia italiana intervengono per dare il loro personalissimo segnale di stop. Così il Cardinal Bagnasco fa intendere che la famiglia omosessuale non è davvero una famiglia, “senza la famiglia la persona non riesce a maturare nella sua completezza”, mentre la solita Eugenia Rocella tenta di mettere una pietra tombale sulle unioni civili, che non sarebbero una priorità per questo Governo. Per la campionessa di discriminazione che magicamente si materializza ogni volta che si parla di diritti per gay, lesbiche e trans, le unioni civili minerebbero nientemeno che la traballante stabilità della strana alleanza che ci governa. Rocella, senza nessun senso del ridicolo, fa persino un sottile parallelismo fra il comportamento di Josefa Idem e quello della sottosegretaria per un giorno Michaela Biancofiore, ipotizzando ovviamente per il Ministro un destino simile. Sia Roccella, che il suo mandante Bagnasco, fanno finta di ignorare che in paesi come Francia, Spagna, Stati Uniti dove proprio oggi il Minnesota ha approvato alla Camera il matrimonio gay, le loro parole suonano arcaiche come la discriminazione che vogliono perpetrare. E come se non bastasse sbagliano anche mira: le unioni civili non sono nemmeno il minimo sindacale atteso perché non garantiscono la piena parità tra persone omosessuali ed eterosessuali. L’unico obiettivo di piena uguaglianza che gay e lesbiche possono accettare infatti è l’accesso al matrimonio civile, senza se, ma, forse o chissà. Certo che se il Governo in carica dovesse traballare per così poco, come minacciato, o più probabilmente millantato, dalla Roccella, davvero non si capisce quale potrebbe essere l’utilità della sua prosecuzione.
Flavio Romani, presidente Arcigay