MESSINA. MANCATA RICHIESTA ACCESSO FONDO PER IMPRESE

Il segretario generale della Cgil di Messina interviene con una nota sulla mancata richiesta da parte di 31 Comuni della provincia di Messina, tra i quali il Comune capoluogo, di accesso al Fondo di 40 miliardi di euro stanziato dal Governo per i pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese.
“Soltanto 77 comuni su 108 nella provincia di Messina anno presentato istanza di accesso al Fondo per il pagamento dei debiti della PA alle aziende previsto dal decreto legge 35 dello scorso 8 aprile per lo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione – osserva Oceano-. Tra i 31 Comuni inadempienti c’è quello di Messina, cioè quello del capoluogo – almeno fino alla definitiva soppressione delle province – e comunque una città di oltre 240 mila abitanti, area – adesso città – metropolitana”.

“Lo sblocco e l’accelerazione del pagamento dei debiti della P.A. alle aziende, soprattutto in questa fase di crisi economica e di stretta creditizia, è stata una delle richieste avanzate in continuazione alle Pubbliche amministrazioni, e tra queste al Comune di Messina, nei pochi incontri avuti sia come sindacato che nei tavoli congiunti con le altre rappresentanze sociali. Richieste scritte nei documenti e protocolli, oltre che nei comunicati stampa- ricorda il dirigente sindacale- .La circostanza che ci si sia dimenticati di questa pressante richiesta, che non si siano predisposti gli atti per accedere al fondo, che sulle istanze del mondo della produzione e del lavoro per sostenere le aziende e garantire occupazione e stipendi, siano prevalse le burocratiche valutazioni di qualche dirigente o esperto è la cifra che da decenni caratterizza la direzione della nostra macchina comunale. Anche tanti consiglieri comunali, pur impegnati in campagna elettorale, non sembra si siano accorti della opportunità per dare una boccata d’ossigeno alla asfittica economia di questa città”.

“Questa episodio è gravissimo non solo per l’occasione persa, che rischia di condannare a morte molte aziende ed aggravare il già pesantissimo bilancio occupazionale, ma soprattutto perché indicativo della pessima inclinazione dell’intera macchina comunale, sia in una parte significativa della dirigenza comunale, sia in un altrettanto significativa componente della dirigenza politica, che il Comune debba occuparsi solo o prioritariamente di ciò che è al proprio interno e disinteressarsi di ciò che lo circonda: la Città. Questo atteggiamento condanna la Città al declino, ovviamente senza riuscire a salvare l’Ente Comune. I comportamenti, le scelte – anche economiche -, il funzionamento del comune e dei servizi da esso direttamente o indirettamente erogati, il rapporto che si intrattiene col tessuto produttivo- conclude Oceano- sono decisivi dello sviluppo e della crescita di un territorio”.