Incredibile ma vero: l’8 aprile u.s. il governo, sotto indicazioni della Comunità Europea, ha emesso il D.L. n.35 con il quale sono state varate: “Disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della pubblica amministrazione e per consentire il riequilibrio finanziario degli enti locali”. Il Comune di Messina non ne approfitta! Conseguentemente è stato istituito un apposito fondo di 26 MLD di euro (di cui 4 MLD ad uso esclusivo degli enti locali); il D.L. stabiliva che gli enti interessati avrebbero dovuto presentare richiesta telematica al ministero entro il 30 aprile per consentire l’eventuale riparto delle somme disponibili e l’assegnazione entro il 15 maggio 2013. Orbene, malgrado alcune sollecitazioni inviate al comune di Messina, prima tra tutte quella dell’Associazione degli Industriali, il Ragioniere Generale facente funzioni dott. Coglitore ha ritenuto di non approfittare dell’occasione. Il fatto appare ancora più grave dopo i chiarimenti forniti dal Sole 24 Ore (10 aprile – pag.7) che spiegava, tra l’altro, come fosse possibile sanare anche le spese correnti di parte capitale debitamente effettuate, spese che avrebbero dovuto essere certificate quali debiti certi, liquidi ed esigibili ed inseriti nella richiesta di finanziamento secondo la data di ricezione dell’istanza di pagamento.
Sul punto è innegabile che i comuni che hanno fatto richiesta di assegnazione di tali fondi (77 solo nella provincia di Messina), hanno ricevuto sensibili benefici economici ed in alcuni casi si è potuto addirittura evitare la dichiarazione di dissesto grazie a tale iniezione di liquidità. Tra i casi più eclatanti di comuni che erano vicini alla dichiarazione di dissesto e che oggi stanno superando quella fase citiamo, per similitudine di criticità finanziaria con quello di Messina, il Comune siciliano di Modica (Rg) che presentando una situazione contabile ordinata, condivisa dalla politica locale ed immediatamente intellegibile (al contrario di quella che si registra nel Comune di Messina) ha potuto beneficiare, in sede di riparto, del 62,5% delle somme richieste, ottenendo ben 40,3 MLN di euro (ammontare pari alla somma del così detto “salva Messina regionale” di fatto rivelatosi inconcludente) che saranno erogati dalla Cassa Depositi e Prestiti a beneficio del Comune di Modica per fare fronte ai debiti di parte corrente e di parte capitale certi, liquidi ed esigibili maturati entro il 31 dicembre 2012, ovvero per i debiti per i quali sia stata emessa fattura o richiesta equivalente di pagamento entro il 31 dicembre 2013. Il Comune di Modica operando tempestivamente e correttamente ha avanzato richiesta, entro il 30 di aprile, per il pagamento delle fatture o titoli equivalenti di sola parte capitale certi,liquidi ed esigibili alla data del 31 dicembre 2012 ai fornitori ed ottenuto i fondi disponibili, tanto che il dirigente del settore finanze ha già precisato che le imprese creditrici saranno opportunamente informate dall’Ente in ordine al pagamento delle fatture che avverrà, come cita il decreto, in modo rigorosamente cronologico. Sulla scorta di questa novità sostanziale il piano di riequilibrio finanziario già varato dal Comune (approvato il 30 dicembre dello scorso anno per un debito accertato di oltre 54 milioni di euro da ammortizzare in dieci anni) sarà rimodulato e inviato al Ministero sulla scorta della concessione del mutuo e quindi alleggerito dei quaranta milioni di euro ottenuti e restituibili in 30 anni.
Orbene vi è da chiedersi come Messina non abbia avanzato una congrua richiesta di finanziamento per i debiti censiti al 31 dicembre 2013 e pare plausibile asserire che la situazione dei conti del Comune possa non essere corretta e che le registrazioni dei debiti non siano rigorosamente in ordine cronologico; non si spiega altrimenti la mancata richiesta dell’anticipazione offerta dal Ministero anche ai Comuni in difficoltà nel pagamento dei debiti scaduti e per consentire una riprogrammazione riequilibrata degli stessi.
Le responsabilità sono certamente tutte da ricercarsi nell’Ente, ma non è possibile non ravvisarne anche nella top-class della politica messinese che, pur rivestendo ruoli significativi ed essendo parte in causa nella conversione del citato D.L., non hanno sentito il bisogno di allertare il Comune di Messina e di tentare, almeno una volta, di giocare un ruolo utile all’intera Città.
Inaudita appare poi l’assenza dal dibattito degli aspiranti sindaco di Messina, ed in particolare dell’Avv. Felice Calabrò che essendo anche capogruppo in Consiglio Comunale dell’opposizione, piuttosto che preoccuparsi di commentare i risultati delle amministrative di altri Comuni italiani, avrebbe dovuto scatenare un vero e proprio putiferio sulla questione, tentando di salvaguardare imprese, maestranze, professionisti e dipendenti comunali. Invece siamo qui a commentare l’ennesima occasione perduta! Sul punto resta da sottolineare che, sia pur per importi residuali, un’ulteriore assegnazione di fondi a valere sempre sulla stessa legge avverrà entro il prossimo mese di ottobre (domande da far pervenire entro il mese di settembre): il MoVimento 5 Stelle assicura i cittadini messinesi che, con la presenza dei propri Portavoce nel futuro Consiglio Comunale, la questione non cadrà nel vuoto ma che verrà informata la Procura Generale della Corte dei Conti per i provvedimenti di competenza. Nel contempo i Portavoce Deputati al Parlamento Nazionale Francesco D’Uva e Alessio Villarosa (quest’ultimo facente parte la commissione Finanze) ed il Portavoce Deputato all’A.R.S. Valentina Zafarana chiederanno chiarezza sull’operato del comune di Messina ai diversi Organi di competenza Nazionale e Regionale