PER 8 ITALIANI SU 10 è UN VERO TABù: AL VIA CAMPAGNA TESTAMENTO SOLIDALE

“Come è cambiata negli ultimi decenni la sua idea sulla morte?” “Sono ancora fortemente contrario”. Parola di Woody Allen in una celebre conferenza stampa. Stando ai numeri, gli italiani, così come il grande regista americano, della fine della propria vita non vogliono sentir parlare. E di conseguenza neanche del testamento: 8 italiani su 10, infatti, non hanno mai preso in considerazione l’idea di mettere nero su bianco le loro “ultime volontà”. Addirittura 6 su 10 non hanno alcuna intenzione di fare testamento neanche in futuro, mentre il 21% non ha mai valutato l’idea, ma “potrebbe pensarci su”. E’ quanto emerge dall’indagine realizzata per la campagna Testamento Solidale da GFK Eurisko e basata su un campione di quasi 1500 individui rappresentativo della popolazione italiana over 55. Soltanto l’8% del campione (circa 1,5 milioni di italiani) ha fatto testamento, mentre il 5% è intenzionato a farlo e il 6% ci ha pensato ma è ancora incerto se farlo oppure no. Lo studio conferma una propensione bassa al testamento da parte degli italiani, vicina a quella già registrata nel 2012 dall’Agenzia delle Entrate (15,78%) e di gran lunga inferiore a quella di altri Paesi, ad esempio quelli anglosassoni: in Gran Bretagna la propensione si attesta intorno all’80%, negli USA al 50%. Alla base del “rapporto difficile” con il testamento c’è l’ansia legata all’idea della fine della vita, ma anche il timore di causare problemi familiari. Come nelle più classiche commedie all’italiana, quelle dei “Parenti Serpenti”, la parola testamento evoca solitudine affettiva, timore di possibili reazioni negative da parte dei propri eredi, se non addirittura liti e trame. Oltre 7.200.000 persone[1] over 55, il 45% del campione, dichiarano di non avere mai sentito parlare di lasciti solidali, mentre il 55% sa di che si tratta. Il 9% degli intervistati ha una propensione positiva, ma solo il 2% degli italiani ha già fatto il lascito o sicuramente lo farà (circa 400 mila persone).
Lo studio mette in luce che tra gli Italiani cresce la voglia di saperne di più sui lasciti solidali, ma evidenzia anche che le informazioni attualmente disponibili sono imprecise e limitate. Ad esempio, tanti pensano al lascito come una “roba da ricchi”, oppure credono che obblighi all’ intera donazione del proprio patrimonio. Una doppia falsa convinzione, dal momento che si può cedere anche solo una minima parte dei propri averi, ad esempio una piccola somma di denaro, un gioiello o addirittura un arredo. Inoltre, solo pochi ricordano che il testamento olografo (scritto di proprio pugno) è valido, revocabile e modificabile in qualsiasi momento.
Ma anche, più banalmente, come emerge dalla ricerca qualitativa di GFK Eurisko, molti non sanno a chi rivolgersi oppure temono che una richiesta di informazioni possa vincolarli ad un impegno. C’è insomma un evidente “gap” di conoscenza che questa campagna vuole finalmente colmare, per far comprendere l’importanza di un atto. Promuovere la cultura della solidarietà testamentaria in Italia: è questo l’obiettivo di Testamento Solidale, una campagna che per la prima volta mette insieme un gruppo di prestigiose ed autorevoli associazioni, con il contributo tecnico del Notariato, per informare e sensibilizzare sull’importanza di un gesto che può fare la differenza nella vita delle persone che hanno più bisogno. Fare un lascito solidale ad associazioni riconosciute come Action Aid, AIL, AISM, Fondazione Don Gnocchi, Lega del Filo d’Oro, Save the Children e UNICEF significa garantire cibo, salute e istruzione a milioni di bambini. Vuol dire aiutare le persone con disabilità ad integrarsi al meglio nei territori in cui vivono, fornendo servizi socio-sanitari adeguati e sostenere la ricerca scientifica contro malattie come la leucemia e la sclerosi multipla. Ma significa anche lasciare un segno di noi e dei nostri valori quando non ci saremo. Il tutto attraverso un gesto semplice e non vincolante, che può essere ripensato, modificato in qualsiasi momento e senza che vengano in alcun modo lesi i diritti legittimi dei propri cari e familiari. E senza che siano necessari ingenti patrimoni, perché per sostenere il lavoro quotidiano di associazioni impegnate nelle più importanti cause umanitarie e scientifiche, anche un piccolo lascito può fare la differenza.