Finita per fortuna l’era Giovanardi ancora non si sa se, e a chi, sia stata data delega governativa alle Politiche Antidroga. Per la Giornata internazionale contro il consumo e il traffico illecito di droga indetta dalle Nazioni Unite ogni anno al parlamento viene presentata la Relazione sul consumo di sostanze in Italia. Non potrà certo farlo direttamente il Dipartimento per le Politiche antidroga della Presidenza del Consiglio, che la stila. Chi sarà quindi il ministro incaricato?
La Legge Fini-Giovanardi, passata nel 2006 con un colpo di mano, la cui legittimità è oggi oggetto di verifica alla Corte Costituzionale, è soggetta da tempo a forti critiche da più parti. Per come è stata istituita, per l’apparato repressivo, per l’essere causa di una massiccia presenza di detenuti. Non una parola è stata detta da questo governo su tale legge (eppure nei programmi elettorali del PD se ne chiedeva la cancellazione), del resto non si sa chi potrebbe dirla e a che titolo.
Sostanze e dipendenze interessano molte persone e diverse professionalità. Dal ministro della Salute abbiamo appreso che la prevenzione all’uso e all’abuso di droghe, legali e illegali, è tra le sue priorità. Ma la questione droghe è ampia e complessa, e non può essere ridotta alla sola prevenzione al consumo.
In Italia oltre un terzo dei detenuti sono in carcere per avere violato la legge sulle droghe. Dall’istituzione della Fini-Giovanardi (e grazie anche alla ex-Cirielli) non hanno fatto che aumentare. Nel mondo intanto è messa in discussione la War on Drugs, la Guerra alla Droga avviata negli anni di Nixon e mai esaurita: la sua non efficacia e i suoi costi proibitivi, di denaro e vite umane, stanno spostando il dibattito globale (e le legislazioni locali) verso politiche attive di depenalizzazione e riduzione del danno.
La criminalizzazione dei consumatori e i tagli ai servizi alimentano l’epidemia di Hiv, è un dato globale e ne abbiamo attuali ed espliciti esempi in Est Europa e in Grecia. In Italia la percentuale sul totale delle nuove infezioni delle persone che usano droghe per via iniettiva si è drasticamente ridotta in questi anni, ma nei Sert la prevalenza di Hiv in questa popolazione è ancora di oltre l’8 per cento, con punte di oltre il 20 per cento in diverse regioni quali la Lombardia, a fronte di una prevalenza nella popolazione generale dello 0,5 per cento. Situazione analoga se non peggiore si presenta con le Epatiti B e C. Per tacere della situazione carceraria, dove la riduzione del danno non può proprio entrare.
In Italia il dibattito è completamente assente. Ci sono forti iniziative popolari, ma nel governo tutto tace. La gestione "ordinaria" delle politiche sulle droghe è demandata in blocco al Dipartimento per le Politiche Antidroga, da anni saldamente in mano al dottor Giovanni Serpelloni, che finisce col dettare indirizzo politico e utilizzo delle risorse.
Auspichiamo quindi che si proceda al più presto con l’assegnazione della delega alle politiche di contrasto alla droga, con una nomina autorevole e competente, per fare in modo che i tanti attori impegnati nel sociale abbiamo modo di sapere chi sarà il loro interlocutore, e quale il loro futuro, insieme a quello di milioni di persone.
Possibilmente, un futuro senza Fini-Giovanardi.