Con lo spread a 200 punti, si creerebbe un tesoretto fino a 10 miliardi di euro nel biennio 2013-2014. Se la corsa al ribasso dei tassi di interesse dovesse proseguire perché favorita dalla crescita della fiducia da parte degli investitori conseguente a una maggiore stabilità politica del nostro Paese, sul costo del servizio del debito si potrebbe ottenere un risparmio tra i 7 e i 10 miliardi. Lo rivela un’analisi del Centro studi Unimpresa che ha valutato l’effetto di una ulteriore diminuzione del differenziale tra i btp italiani e i bund tedeschi, già sceso da alcune settimane attorno a quota 250 punti base, sulle emissioni di titoli di Stato programmate dal Tesoro.
L’analisi di Unimpresa, basata sul Documento di economia e finanza (Def) del Governo aggiornato ad aprile oltre che su dati della Banca d’Italia, mette in luce possibili riduzioni della spesa per interessi relativa ai bot, btp, cct e ctz da emettere nei prossimi 16 mesi. Il costo del servizio del debito indicato nel Def è pari a 83,8 miliardi nel 2013 e a 90,3 miliardi nel 2014: due voci del budget del bilancio che valgono in totale 174,1 miliardi. Considerando la durata delle nuove obbligazioni e la scadenza media dei titoli pubblici, si potrebbe dunque prevedere una sforbiciata non inferiore ai 7,2 miliardi e fino a 10,3 miliardi di euro.
Nel dettaglio, il calo degli interessi da riconoscere ai sottoscrittori avrebbe un impatto positivo anzitutto sul debito da rifinanziare e poi sui titoli emessi per esigenze di cassa rilevate dal ministero dell’Economia sulla base del fabbisogno. Quanto al debito da rifinanziare, nella "coda" di quest’anno e nei dodici mesi successivi arrivano a scadenza 360,9 miliardi di euro. Nell’ultimo quadrimestre del 2013 vanno rifinanziati titoli per 122,9 miliardi: si tratta, complessivamente, di 74,5 miliardi di bot, 37,8 miliardi di btp e 10,6 miliardi di ctz. Tra settembre e dicembre non sono previste scadenze di cct. A settembre scadono 30,3 miliardi di emissioni; quasi il doppio rispetto a quelle in agenda per ottobre, quando arrivano a fine corsa 18,4 miliardi di titoli; a novembre, invece, andranno rimborsai 34,4 miliardi, mentre a dicembre si sale fino a 39,6 miliardi. Nel 2014, invece, scadono 237,9 miliardi: si tratta di 50,6 miliardi di bot, 104,9 miliardi di btp, 56,6 miliardi di ctz e 26,3 miliardi di cct. Nel primo quadrimestre arrivano a fine corsa 78,7 miliardi, mentre tra maggio e agosto vanno rimborsati 87,3 miliardi; tra settembre e dicembre del prossimo anno, il Tesoro dovrà rifinanziare 71,8 miliardi.
"La stabilità del Governo è vitale. Non si tratta di fare il tifo per una coalizione o per un’altra, perché in ballo c’è il futuro del nostro Paese ed è l’unico elemento a cui prestiamo interesse. Fatto sta che il debito pubblico italiano, vero macigno che zavorra l’economia, è talmente elevato che l’andamento dei tassi di interesse su bot e btp è determinante per le scelte di politica economica" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. "Auspichiamo, pertanto, che l’Esecutivo di Enrico Letta possa andare avanti il più a lungo possibile sia per varare le riforme necessarie a modernizzare l’Italia sia per creare la condizioni di una maggiore fiducia da parte degli investitori, così da poter utilizzare quel tesoretto virtuale per abbattere la pressione fiscale su famiglie e imprese" aggiunge Longobardi.