Ore di forte tensione per gli equilibri di governo. Il presidente Giorgio Napolitano, evitando una nota ufficiale ma facendo filtrare la propria posizione in modo informale, ci ha tenuto a precisare che non sta studiando il da farsi in caso di crisi di governo perchè conserva fiducia nelle dichiarazioni di Berlusconi in base alle quali il governo continua ad avere il suo sostegno. Da qui l’auspicio che l’esecutivo guidato da Enrico Letta possa continuare il suo cammino. Il Capo dello Stato è infatti convinto che una crisi dell’esecutivo farebbe precipitare il Paese in una situazione gravemente a rischio per l’economia e la sua credibilità internazionale. Il monito del Quirinale rende più difficile l’apertura della crisi di governo. Chi vuole muoversi in quella direzione, deve farlo contrastando esplicitamente l’opinione del presidente della Repubblica. Il Pd, alla fine della riunione della propria segreteria, dirama un comunicato in cui dice di condividere la posizione del Quirinale. Afferma il segretario Guglielmo Epifani: ”Una crisi di governo ora sarebbe un delitto. La questione e’ nelle mani del Pdl. Se aprono una crisi, si assumeranno la responsabilita”’. Dichiara Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto a Montecitorio e vicepresidente di Centro democratico: ”Spero che il saggio monito di Napolitano serva a rimettere al centro dell’azione politica gli interessi veri e concreti del Paese e serva a far tornare i falchi nei propri nidi”. Dal Pdl e’ Renato Schifani, capogruppo al Senato, a confermare che nell’ipotesi della decadenza di Berlusconi dal ruolo di senatore ”e’ meglio ritornare alle urne, perche’ la convivenza politica diventa impossibile quando un alleato vota contro l’altro”. Per Schifani, il destino dell’esecutivo resta nelle mani della Giunta delle elezioni del Senato che esaminera’ il problema Berlusconi a iniziare da lunedi’ prossimo: il voto a favore della decadenza da senatore a causa della condanna definitiva per frode fiscale equivarrebbe all’apertura della crisi di governo. Sandro Bondi invoca una iniziativa del Quirinale per dare soluzione al tema dell’agibilita’ politica di Berlusconi: ”Il Pdl confida da tempo che il Capo dello Stato non ignori la drammaticita’ della situazione e prenda seriamente in esame un provvedimento esaustivo”. Da Daniela Santanche’ arriva intanto la conferma che l’ex premier avrebbe registrato un videomessaggio che potrebbe andare in onda prima di lunedi’, quando e’ convocato l’Ufficio di presidenza del Pdl chiamato a prendere una decisione definitiva sull’appoggio o meno all’esecutivo. Nel videomessaggio, secondo le indiscrezioni, Berlusconi non annuncerebbe l’apertura della crisi di governo ma la rinascita di Forza Italia. Nella parte finale il Cavaliere attaccherebbe frontalmente la magistratura sostenendo di considerarsi perseguitato dalle inchieste giudiziarie. A confermare la tesi di Berlusconi sull’accerchiamento di cui sarebbe vittima contribuirebbero le motivazioni della sentenza contro l’ex senatore Marcello Dell’Utri rese note ieri (7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa), in cui si parla di un patto tra Berlusconi e la mafia di cui Dell’Utri sarebbe stato il garante. Del che fare il leader del Pdl ha discusso anche ieri sera ad Arcore con Angelino Alfano. Berlusconi deve decidere nelle prossime ore se aprire la crisi di governo, annunciando il ritiro dei cinque ministri del Pdl dall’esecutivo, o praticare un’altra strategia che non contempli la caduta delle larghe intese (per esempio le sue dimissioni da senatore ma non da leader del centrodestra). Negli ambienti di Arcore si continua a pensare che pure le imprese della famiglia Berlusconi non avrebbero granche’ da guadagnare dalla prospettiva di elezioni a breve, come dimostra l’altalenante andamento del titolo Mediaset in Borsa quando le turbolenze politiche si fanno piu’ evidenti. Secondo alcune indiscrezioni, Gianni Letta starebbe inoltre tentando di tessere una difficile mediazione con il Quirinale: dimissioni da senatore di Berlusconi seguite dalla commutazione della pena da parte del Capo dello Stato.