
”Poco meno di 5 miliardi di ore di cassa integrazione richieste e autorizzate nei passati cinque anni di crisi. Con i dati di agosto sul ricorso alla cig, infatti, è possibile tracciare un bilancio sugli ultimi cinque anni della ‘grande crisi’, da quando cioè nel settembre del 2008 la crisi finanziaria (giunta all’apice con il fallimento della Lehman Brothers il 15 settembre) comincia a dispiegare i suoi effetti sull’economia reale per arrivare alle ore registrate lo scorso mese. Ricostruendo i dati dai rapporti sulla cassa dell’Osservatorio Cig della Cgil Nazionale emerge così che da settembre 2008 ad agosto 2013 si sono totalizzate circa 4 miliardi e 960 milioni di ore di cassa integrazione”. E’ quanto si legge in una nota della Cgil. ”Il dato di quasi cinque miliardi e’ cosi’ composto. L’ultimo quadrimestre del 2008, con 87.396.558 di ore registrate, segna infatti la prima decisa accelerazione nella richiesta di ore di cig (saranno infatti 188.821.707 le ore messe a segno a fine anno). L’anno dopo la cassa – spiega la nota – raggiunge 918.146.733 di ore richieste mentre nel 2010, con l’introduzione della cassa in deroga, si tocca il picco con 1.203.638.249. Il 2011 si chiude invece con 953.506.796 e quello successivo, il 2012, si segnala per essere il secondo anno ‘record’ dopo il 2010 per un 1.090.654.222 di ore richieste. Il totale segna quindi 4.253.342.558. Sommando a questi numeri le ore registrate nei primi otto mesi dell’anno, ovvero 703.990.798 ore di cig, si raggiunge quota 4.957.333.356”. Numeri che, secondo il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada, ”il sistema produttivo, e con esso la condizione di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, e’ letteralmente piegato dagli effetti della crisi”. Ecco perche’, sostiene la dirigente sindacale, ”non c’e’ alcuna ragione di parlare di inversione di tendenza, di luce in fondo al tunnel, se prima non si mettono in campo azioni decise, una vera e propria opera di ricostruzione che metta al centro il lavoro. Non ci sara’ ripresa senza la creazione di nuovo lavoro e la strenua difesa di quello che c’e”’. Su quest’ultimo punto Lattuada cita come esempio ”le situazioni drammatiche in cui versano casi come quello del gruppo Riva Acciaio nonche’ la stessa Natuzzi, per non parlare di situazioni esplosive in zone come quella del Sulcis o di Piombino che hanno bisogno di risposte certe e veloci”.