di Roberto Gugliotta
Siamo bravi a dare buoni consigli se non nuoce al nostro egoismo. Quando muoiono tante persone a Lampedusa la pietà è collettiva, il dolore motivo di riflessione salvo poi dimenticare le vergogne quotidiane che ogni giorno segnano la nostra vita. Un concorso truccato, una raccomandazione, una vendetta consumata per sete di potere, una speranza bruciata, in fondo che cos’è? Naturalmente il Censore del Sistema non ha niente da dire adesso. Le acrobazie retoriche con il quale di volta in volta si bersaglia il nemico del Sistema sono pagine lontane… A chi volete che interessi se dei giovani subiranno dei torti o dovranno cercare altrove lavoro e speranze per fare posto all’arroganza del docente di turno che in barba a ogni logica pretende che il proprio figlio sia assunto? A chi volete che importi che Piazza Cairoli sia oggi il luogo meno sicuro di Messina – grazie ai tanti bulli in giro – invece che la piazza del dibattito, del confronto, della civiltà? Il monopolio della pietà, della retorica, della censura, sono i frutti di una società che tenta di governare la crisi del Sistema Messina con falsi processi sociali. Purtroppo la società civile di questa città non ha mai scommesso sulla libertà: se avesse creduto nel merito avrebbe combattuto la raccomandazione. La meritocrazia è il prodotto della libertà nelle scelte! I concorsi truccati all’Ateneo fanno statistica come i tanti parenti assunti nel corso degli ultimi 20 anni: ma a chi volete che giovi sapere chi erano, come sono stati “colpiti nella loro dignità” i candidati che hanno dovuto mettersi da parte per agevolare i raccomandati? Cosa sta accadendo all’Università? Cosa potrà mai fare il nuovo rettore Pietro Navarra? Mi piacerebbe intervistarlo … ma non credo che ciò accadrà mai: io sono al contrario di altri, rognoso. Ho il brutto vizio di fare domande! Penso che la retorica che ultimamente leggo sia la conferma che niente in questa città potrà mai cambiare se a dirigere le questioni sono gli stessi di sempre. Penso che certe prese ipocrite di posizione, per antica esperienza, nascano dall’insicurezza, dalla paura del Sistema: per loro gli ultimi sono il nemico da tenere a debita distanza. Chi non si vende è una persona rognosa, scomoda. Poi, ci sono gli errori tecnici del Sistema: la furia distruttiva si abbatte anche sui cosiddetti “nostri”, vedi omicidio professore Matteo Bottari. Una vita, in fondo che cos’è? Nelle pagine e pagine di retorica non trovo una riga sull’omicidio Bottari né una vergogna collettiva: si vuole rimuovere il caso Messina così da tornare vergini! I concorsi truccati, le porcherie spacciate per esami, le cattive gestioni del bene collettivo sono lì però a ricordarci che questa città non è immune dal pericolo di tragedie. Per gli ipocriti si tratterà solo di statistiche ma per gli ultimi sono numeri che certificano il fallimento delle Istituzioni. E guai a lamentarsi in pubblico sempre che a qualcuno interessi conoscere la verità: il silenzio su certe vicende mostra la vera faccia del Sistema. Giuro, non ho nulla contro chi gestisce la città, i Palazzi, l’Università: ma non chiedetemi di "porgere l’altra guancia". Io sono indignato!