di Roberto Gugliotta
Fra pochi giorni finirà il clamore e all’Università di Messina nessuno penserà più agli scandali. Con tutto quello che bolle in pentola che volete che sia un concorso truccato… il nuovo corso dell’Ateneo ha cose più urgenti a cui pensare: una concezione secondo la quale i problemi vanno non affrontati e risolti, ma lasciati pian piano marcire finché vengano dimenticati (vedi l’omicidio del professore Matteo Bottari!) Chi scrive ebbe occasione di condurre e pubblicare una inchiesta sul Verminaio di Messina, denunciavo, nel 1994, il vero e proprio collasso dell’Università complice gli affari nella sanità, ma non solo. Ovviamente nel corso dell’inchiesta vennero a galla inefficienze, furti, malversazioni, sprechi, ecc… Dopo qualche anno dalla pubblicazione dell’inchiesta ci scappò il morto: fu ucciso il professore Matteo Bottari, genero dell’ex Rettore Guglielmo Stagno D’Alcontres. In città arrivò la Commissione Antimafia e Messina balzò agli onori della cronaca! E adesso? Il neo Rettore Pietro Navarra si dichiara soddisfatto del nuovo corso e sicuramente sarà così, perché il professore Navarra è un luminare nel suo campo e conoscendolo siamo più che certi che rivolterà come un calzino l’Ateneo. Anche perché nella raccomandazione non c’è futuro ma solo inganno. Saremmo persino tentati di applaudire, di gridare: Bravo Magnifico Navarra! Poi in verità ci trattiene quel tanto di sfiducia che abbiamo maturato in anni di promesse e delusioni. Altre volte ci è accaduto di sentire docenti, amministratori, politici, appena nominati annunciare severità, rigore, decisione, tutti propositi che si sono persi per la strada. Vorremmo dunque non essere ingenui e non venire ancora una volta ingannati. Ci piacerebbe che questa volta alla improvvisa e documentata denuncia seguissero i fatti. L’esperienza però ci rende increduli: immaginiamo facilmente il balletto dello scarico delle responsabilità fino al giorno in cui di questo concorso truccato non si parlerà più, magari perché se ne sarà scoperto un altro altrettanto grave, imprevedibile, inaudito, degno di occupare per qualche giorno le prime pagine dei giornali. Anche perché le storie sull’Ateneo, specie quelle giudiziarie, pare non finiscano mai. Male che vada c’è la prescrizione o la morte del reo.