Sono nata nella storia della sinistra e con il suo maggiore Partito vorrei continuare a guardare il mondo, il senso della giustizia, la libertà degli uomini e delle donne. So che sono tempi difficili per la vita dei Partiti e della politica in generale e che bisogna moltiplicare impegno e responsabilità per sfidare il bisogno di profondo rinnovamento, pena il declino della stessa Democrazia. E so anche che le vicende nazionali del PD, sia nelle complicate funzioni di governo sia nelle questioni relative all’elezione del prossimo segretario nazionale, stanno mettendo in campo uno scenario davvero complesso, figlio di una tendenza verso il leaderismo, ma anche di una dialettica nuova che andrebbe coniugata anche nelle sedi locali.
Non mi sembra che la scelta del nome del futuro segretario per la Provincia di Messina risponda a criteri di confronto e segnali quella svolta radicale di cui il PD in città e in provincia ha assolutamente bisogno per riprendere un minimo di credibilità e di consenso. Le ragioni per cui non voterò il sindaco di Ficarra non sono personali, dal momento che non ho il piacere di conoscerlo, ma riconducibili ad alcune precise considerazioni.
La richiesta di senso di responsabilità e di unità rivolta a tutte le anime del Partito fatta dal reggente regionale Lupo contraddice il suo totale disimpegno nei confronti della delicata vicenda messinese, dai fantomatici circoli alla inesistente agibilità democratica interna durante l’egemonia di Genovese. La scelta di un nome appartenente a quella egemonia chiama in causa l’aspetto etico oltre che giudiziario degli apparati di controllo del consenso e chiama in causa anche l’immagine del Pd e la sua credibilità tra la gente, nonostante gli sforzi di quanti, di segno opposto, tentano di riaffermarla. Non capisco, infine, le ragioni per le quali non si è lavorato per una candidatura alternativa in grado di incarnare passione, trasparenza, cambiamento, anche a rischio di perdere. Ma la città avrebbe colto il segnale, un segnale ormai ineludibile se vogliamo costruire un PD all’altezza dei tempi e della crisi che attanaglia, oggi, le fasce più deboli oltre che negarne, talvolta, la dignità. Spero che ci siano ancora margini di ripensamento e di ascolto. Nel frattempo, preferisco sentirmi eretica.
Lucia Tarro Celi